L’incredibile vita dell’ex presidente uruguagio, Josè Mujica, noto a tutti come Pepe, sarà in scena da domani nelle sale cinematografiche con la pellicola “Una notte di 12 anni”. Il film del regista Alvaro Brechner, ricostruisce, in particolare, i dodici anni vissuti in carcere dal Mujica combattente Tupamaro ai tempi della dittatura militare in Uruguay.
Avvalendosi dell’interpretazione di un grande attore come Antonio De La Torre, la pellicola ha l’ambizione di riuscire a trasmettere con particolare aderenza, quelle che sono state le sofferenze patite durante la carcerazione da “Pepe” e dai suoi compagni di lotta. Per la maggior parte del tempo erano costretti in isolamento, dentro celle minuscole, incappucciati, denutriti, umiliati nelle fondamentali necessità e trattati come fossero animali. Tuttavia Brechner racconta che quando si sono incontrati per parlare dell’idea del cineasta di realizzare il film, Mujica lo ha spiazzato parlando del periodo della prigionia come del periodo più lungo in cui è riuscito ad essere sé stesso e che non sarebbe stato quello che è ora senza quel periodo difficile.
Il film è ora candidato all’Oscar per il suo Paese ed ha già raccolto numerosi consensi in tutta l’America Latina, risultando il più visto dell’anno sia in Argentina che in Brasile. Per il continente sudamericano si tratta di ferite che si riaprono, avendo a cavallo tra gli anni settanta e ottanta sperimentato in quasi ogni Paese feroci dittature militari, ma proprio per questo la sensibilità degli spettatori è maggiormente attirata da questo genere di pellicole. “Il film parla della dittatura, ma soprattutto ci svela quanto, nell’ora più buia, possiamo essere forti”, queste le parole del cineasta per definire il senso del lungometraggio.