Una Citroen Berlingo o una Peugeot Ranch, di colore blu metallizzato immatricolata tra il 1998 e il 2003. E’ il primo identikit dell’auto che la notte del 10 luglio scorso ha travolto e ucciso Beatrice Papetti, 16 anni, studentessa di un liceo artistico di Milano, mentre tornava a casa in bici alla periferia di Gorgonzola. «Una monovolume – secondo i carabinieri di Cassano D’Adda, che hanno analizzato i filmati delle telecamere della zona – con lo specchietto lato passeggero, il fanalino anteriore destro e il paraurti danneggiati».
Ora è caccia all’uomo. Si cerca il conducente che dopo aver investito la giovane ha accelerato, continuando la sua corsa, sulla strada provinciale 11 Padana Superiore. «Si consegni», è il disperato appello del padre della ragazza, Nerio Papetti che quella sciagurata notte era di turno, come volontario, proprio sull’ambulanza che ha soccorso Beatrice.
Un incidente avvenuto a poche centinaia di metri da casa dove Beatrice e suo cugino Giovanni, miracolosamente rimasto illeso, stavano tornando dopo una serata in piazzetta con gli amici. A separarli dalla cascina ristrutturata Mirabello, dove risiedono le loro famiglie, una strada buia e a scorrimento veloce, la più importante arteria del Nord Italia prima che venissero realizzate le autostrade.
Ora gli abitanti della cascina, che ieri sera hanno organizzato una fiaccolata in ricordo di Beatrice, chiedono più sicurezza e soluzioni, come un sottopassaggio, per rendere sicuro l’attraversamento della Padana Superiore ed evitare altre future, e annunciate, tragedie.
Giulia Prosperetti