Schede sim false, per un giro d’affari di 700 mila euro. Un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sta travolgendo quattro società romane di telefonia mobile, che sono tutte finite sotto sequestro preventivo.
La posizione dell’accusa. Secondo la procura, le quattro società fornivano “sistematicamente ed in maniera spregiudicata, a scopo di lucro, migliaia di schede telefoniche anonime, successivamente risultate in uso anche ad esponenti della criminalità organizzata”. Il business sarebbe gestito da “un agguerrito gruppo criminale organizzato” che faceva capo ad un imprenditore romano, proprietario di un negozio di telefonia mobile all’Appio Latino. Questo negozio farebbe da base per i suoi complici, che gli atti dell’inchiesta descrivono come “anonimi imprenditori romani, titolari di diverse rivendite di schede telefoniche ed apparecchi di telefonia”.
Il sistema. Le sim venivano intestate a clienti ignari che avevano acquistato in passato dei prodotti nel negozio, lasciando, come è previsto in questi casi, i loro dati personali. In questo modo, gli esponenti della malavita, potevano ridurre il rischio di essere intercettati. Questa palese violazione delle norme sula privacy, avrebbe permesso ai presunti truffatori di creare una filiera di distribuzione di sim illegali, che riforniva sistematicamente la malavita romana e nazionale. L’organizzazione avrebbe servito ai malviventi consistenti forniture di schede falsamente intestate.
Alessio Perigli