PADOVA – L’11 novembre di un anno fa Giulia Cecchettin veniva uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Gino Cecchettin, ospite a “Che tempo che fa” su La Nove, è tornato a parlare della figlia e delle sensazioni provate durante la confessione di Turetta: “Lei amava vivere, era buona e altruista. Sono riuscito ad ascoltare le parole di Filippo senza provare odio, rabbia. E questo l’ho fatto per un anno. Mi sono reso conto di quanto sia importante questo esercizio per creare valore”. Il papà della studentessa ha parlato della fondazione Giulia Cecchettin, creata qualche settimana fa, che verrà presentata ufficialmente il 18 novembre a Montecitorio.
“La fondazione ha come obiettivo la lotta alla violenza di genere, ma anche l’educazione e la sensibilizzazione rispetto a questo tema. Ho cercato di portare il bello di Giulia e il suo modo di vedere la vita”, ha detto Gino Cecchettin, che ha poi affermato di voler presentare il progetto nelle scuole “per far capire agli studenti che amare è meglio di odiare, con piani didattici che i membri del nostro comitato tecnico stanno elaborando. Vorremmo fare un percorso che ci porti ad avere in classe un’ora di educazione all’affettività”.
Nel frattempo, la scia di femminicidi in Italia non accenna a fermarsi: dopo Giulia altre 113 donne sono state uccise, la maggior parte da partner o ex. Le chiamate al 1522, il numero anti-violenza, sono aumentate del 70%, segno che sempre più persone cercano aiuto e protezione. Tuttavia, i braccialetti elettronici, nonostante siano stati raddoppiati, spesso non funzionano e molte donne restano in pericolo. Anche il progetto di “educazione alle relazioni” nelle scuole, promesso dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, resta in gran parte irrealizzato. Nonostante l’aumento di consapevolezza, la violenza di genere richiede risposte più forti e strumenti concreti.