Di recente il mondo ultras è finito nella bufera per l’inchiesta Doppia Curva di Milano. La Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) ha avanzato delle proposte per arginare la violenza negli impianti e individuare i responsabili. Lo ha raccontato il presidente Gabriele Gravina a Lumsanews.
Presidente Gravina, si è parlato di riconoscimento facciale e utilizzo della tecnologia per combattere il razzismo negli stadi. Questi metodi potrebbero essere applicati anche per potenziare la sicurezza?
“Sono stato tra i primi sostenitori dell’utilizzo della tecnologia come deterrente di deprecabili fenomeni discriminatori e di violenza all’interno degli stadi (questi ultimi statisticamente in netto calo rispetto a qualche anno fa). Riconoscimento facciale e radar sonoro sono due soluzioni utilissime, sia come deterrente sia come ausilio alle forze dell’ordine per individuare i responsabili di simili comportamenti, ma bisogna risolvere alcune problematiche sollevate dal Garante per la Privacy”.
È possibile mettere in campo questi strumenti?
“Ne abbiamo parlato in un tavolo di lavoro con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il ministro per lo Sport Andrea Abodi, che hanno assunto il coordinamento su questa materia. Senza un intervento normativo ad hoc. Tale strumentazione al momento non è utilizzabile negli stadi italiani”.
Cosa ha fatto la Figc per arginare i rapporti degli ultras con la criminalità organizzata?
“Per rendere il più possibile il mondo del calcio impermeabile a certi fenomeni, abbiamo modificato il Codice di Giustizia Sportiva, introducendo norme più severe per i tesserati e, nel contempo, rafforzato il sistema delle esimenti e delle attenuanti della cosiddetta responsabilità oggettiva, al fine di favorire l’assunzione di responsabilità dei club nel denunciare eventuali rapporti opachi con le tifoserie o presunte tali”.
Chi aiuta la Federazione nel combattere il fenomeno?
“Le infiltrazioni criminali nel tifo organizzato sono un problema sociale, come quelle che riguardano, ad esempio, l’imprenditoria a vari livelli e le amministrazioni pubbliche, quindi come tali vanno combattute. Il resto è competenza alle forze di pubblica sicurezza, che hanno gli strumenti idonei a contrastare e perseguire organizzazioni criminali a qualsiasi livello, e alla magistratura ordinaria, che ha i poteri riconosciuti dalla legge per riuscire dove lo sport e il calcio non possono”.