È il momento del silenzio e della scelta sul palcoscenico di questa burrascosa campagna elettorale dopo l’ultimo coup de caude che ha visto i tre grandi protagonisti di questa lunga staffetta verso l’Europa, snocciolare consensi nelle tre roccaforti di Firenze, Roma e Milano, nell’ultima notte dei comizi conclusasi venerdì, prima di dar voce, oggi, all’ “ardua sentenza” dell’urna.
Venerdì gli ultimi comizi. Matteo Renzi, Beppe Grillo e Silvio Berlusconi hanno snocciolato, per l’ultima volta prima del voto, promesse e programmi al pubblico di elettori, prima di scivolare nella fiduciosa attesa dei risultati. Il silenzio sarà rotto poco dopo le 23 di oggi quando, chiusi i seggi, si procederà allo scrutinio che comporrà il puzzle di vincitori e vinti.
Renzi conclude la campagna elettorale a Firenze. Dal palco della sua Firenze, allestito in una piazza della Signoria gremita di bandiere e militanti del Pd, Matteo Renzi, a fianco del candidato sindaco Dario Nardella, oltre a ribadire i consueti principi del suo programma elettorale, non ha mancato di sottolineare l’emozione di sentirsi a casa. “Quando torni dopo un lungo viaggio a casa tua – ha detto il premier con voce commossa – è un’emozione che non ha paragone con niente”. Poi, rivolgendosi a Gianni Cuperlo, presente in piazza, Renzi ha ribadito: “Ho capito che si può stare inseme in un partito con idee diverse ma lavorando insieme. La presenza di Gianni Cuperlo dimostra che non siamo un gruppo che ha le stesse idee su tutto” ha detto il premier.
Dagli 80 euro “che non sono una mancia, ma offrono l’opportunità a un insegnante di acquistare un libro e a un babbo di pagare la bolletta”, agli investimenti nell’edilizia scolastica, dalla piaga dell’immigrazione, inaccettabile per l’Europa, alla necessità di “costringere il collega che vorrebbe andare al mare” ad andare a votare, Renzi ha descritto il suo programma rivolgendo “un pensiero carico d’ affetto all’uomo Giorgio Napolitano che non merita di essere oggetto di una campagna di odio”.
Sciorinando il suo invito alla bellezza, da cogliere nel ricordo della storica tradizione artigiana fiorentina, modello di un’economia virtuosa, nel genio di Vasari e Brunelleschi, Renzi ha concluso la sua campagna elettorale a Firenze con una frase di Antoine de Saint-Exupéry, invitando i suoi alla passione e all’entusiasmo. “Se vuoi costruire una nave non devi dare i compiti ma risvegliare nel marinaio e nel costruttore il senso dell’orizzonte” ha esortato il premier.
Una piazza San Giovanni gremita per Beppe Grillo. Un filo sottile percorso dall’ossimoro dei toni in cui gli aulici accenti della poesia si smarriscono sopraffatti da battute al vetriolo, corre da piazza della Signoria a San Giovanni, lo storico baluardo rosso della Roma ribelle che sempre venerdì sera ha ospitato Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio nell’ultima galoppata prima del voto di oggi. Qui, nell’agorà gremita di elettori, in cui i giornalisti diventano gli imputati “di un processo fatto tanto per divertirci un po’” Grillo ha scelto la metafora dell’apriscatole, promettendo di “aprire il Parlamento di Bruxelles come una scatola di wurstel”. Poi, indossando la santità di Papa Giovanni, Casaleggio ha esortato gli elettori del M5S a portare una carezza ai propri cari ribadendo “questa è la carezza del Movimento”.
“Vorrei rivolgermi al padre di Renzi – ha detto Grillo – e dirgli: adesso il suo bambino ha bisogno di lei”. E rivolgendosi anche ai figli di Silvio Berlusconi, il guru pentastellato ha suggerito: “Andate dal vostro papà e ditegli con dolcezza: è finita”.
Sulle note di Fabrizio Moro, piazza San Giovanni, l’harem inviolabile dell’ideologia operaia, si è lasciata andare ad un motivetto ideato dal beniamino di un lontano Sanremo Giovani, dedicato al presidente Napolitano. “Io schifo Napolitano, non il politico, ma l’essere umano” è stata la sinfonia della serata..
“Il comunismo non ha funzionato – ha ribadito Grillo ai numerosissimi supporter giunti a Roma da tutta Italia con circa 40 pullman, e ai tanti elettori con, in volto, la tradizionale maschera di V per vendetta – il capitalismo è questo e non prevede la democrazia. Noi siamo il piano B dell’Europa”.
Silvio Berlusconi chiude a Milano il tour elettorale. Al centro congressi di via Corridoni a Milano, la “campagna pubblicitaria” di Berlusconi – così il leader di Forza Italia ha definito la sua campagna elettorale – non ha riscontrato la stessa arguta ironia e l’avvincente slancio di una piazza della Signoria e di una San Giovanni gremite. Concludendo il tour elettorale nella sua città, un poco brioso Silvio Berlusconi ha parlato a una platea di circa 650 elettori, accolto da una calorosa standing ovation “Il voto di domenica è un voto importante per l’Europa – ha detto il leader di Fi – ma è anche un voto importante per lo scenario politico italiano”.
Poi, riferendosi a Grillo, ha tuonato: “Specula sulla disperazione dei cittadini, è un aspirante dittatore che assomiglia a Robespierre, Stalin, Pol Pot e Hitler”. Non ha risparmiato Matteo Renzi, il cavaliere, definendo il premier “una faccia giovane e simpatica”, alla guida di un partito “dominato dall’ideologia comunista”, e nemmeno la Corte Costituzionale, “non più una istituzione di garanzia, ma un organo politico della sinistra”.
“Credo di potervi dire che posso essere per voi un esempio di eroismo per la nostra Patria e per la battaglia di libertà che è l’attività più nobile che ci possiamo dare” ha detto Berlusconi a conclusione del suo discorso di venerdì a Milano.
Calato il sipario sui comizi, sceso il silenzio sul ring elettorale, in queste ore si vota. Poi, stanotte, il responso.
Samantha De Martin