Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan ha avuto un breve colloquio con il presidente del Consiglio Mario Draghi sulla guerra in Ucraina. A Palazzo Chigi, per poco meno di un’ora, Sullivan aveva parlato anche con il consulente diplomatico del premier Luigi Mattiolo.
Ieri Sullivan, sempre a Roma, ha incontrato l’omologo cinese Yang Jiechi. “Serve la massima moderazione” ha detto Yang, esortando Cina e Usa a “gestire le divergenze” e chiedendo a Washington di smettere di screditare Pechino con informazioni false. A rendere difficili i colloqui di Roma, infatti, è stato l’allarme lanciato dagli Usa secondo cui “la Cina è pronta a fornire armi alla Russia”.
Pechino è ufficialmente neutrale, ma l’intelligence statunitense sospetta che la Cina sia pronta ad aiutare la Russia. La leadership cinese tuttavia vive una frattura interna sul rapporto da mantenere con il Cremlino. La prima possibilità è consolidare l’intesa anche in ambito bellico (con il rischio di un costoso isolamento, in particolare economico). La seconda, spingere Xi Jinping a prendere le distanze da Vladimir Putin.
In ogni caso gli Stati Uniti faranno di tutto affinché la Cina non invii aiuti militari e non garantisca un aiuto ai russi per aggirare le sanzioni. Per far sì che ciò accada, Washington ha bisogno di compattezza tra gli alleati. Uno scenario che non può essere dato per scontato. Infatti, mentre Sullivan incontrava Mattiolo, l’Unione europea ha approvato il quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Negli scorsi giorni, le discussioni per le nuove misure hanno riacceso le vecchie tensioni tra i falchi, guidati da Polonia e Paesi Baltici, e le colombe, tra cui Francia, Italia e Germania, accusate di essere troppo caute.
Le divisioni interne all’Occidente sono proprio ciò che gli Stati Uniti vogliono evitare. Per questo secondo il Washington Post, “il presidente Joe Biden sta considerando un viaggio in Europa nelle prossime settimane per unire e rassicurare gli alleati, una visita che seguirà il viaggio del vicepresidente Harris in Polonia e Romania la scorsa settimana”.
Sul fronte interno la burocrazia italiana è al lavoro anche per salvare gli ultimi italiani rimasti bloccati in Ucraina. “Continueremo a lavorare per portarli via. Ne abbiamo già salvati oltre 200 e continueremo a farlo in queste ore”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio al termine della sua visita in Moldavia.