La pioggia di bombe su Kryvyi Rih non accenna a finire. I missili russi, prima nel pomeriggio di ieri, poi nella notte e anche in mattinata, hanno colpito la città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si trova nella regione meridionale del Dnipropetrovsk, una cinquantina di chilometri a nord dei territori occupati dai russi. Nell’attacco è stata colpita una diga sul fiume Inhulets, con l’acqua che ha invaso diverse strade, allagando la città. Secondo le autorità ucraine sarebbe stata una vendetta russa viste le ultime vittorie dell’esercito ucraino nel nord-est del paese. “Siete dei deboli che stanno facendo guerra contro i civili. Canaglie che, fuggite dal campo di battaglia, cercano di fare del male a persone che si trovano lontano”, ha commentato Zelensky che di ritorno dalla città liberata di Izyum, intorno a mezzanotte, è rimasto coinvolto in un incidente stradale.
Il presidente ucraino, che non è in gravi condizioni, ha denunciato le torture e i massacri degli occupanti russi anche a Izyum. “Non ci si può abituare a queste cose ma dopo Bucha non saremo sorpresi dai passi compiuti dai terroristi russi perché vediamo la stessa cosa. Di nuovo torture, di nuovo distruzione di scuole, asili. Loro fanno le stesse cose. Non ho visto niente di nuovo”. A Balakliya invece è stata liberata “una camera della tortura russa”, scrive su Twitter il ministero della Difesa di Kiev.
russian torture chamber in liberated Balakliya.
The Lord's Prayer was carved on the wall by Ukrainian prisoners.
russia must be held accountable for this blatant genocide. pic.twitter.com/ObQJGjfEQw— Defense of Ukraine (@DefenceU) September 14, 2022
Nel frattempo i russi stanno ritirando truppe dalla regione di Zaporizhzhia. “A Dniprorudny sono rimaste solo le forze della polizia che collabora con i russi. Soldati ed equipaggiamento sono stati trasferiti a Vasylivka, nell’Ucraina sud-orientale. I russi hanno portato via perfino apparecchiature bancarie. Ora il lavoro delle filiali delle banche russe e l’emissione di denaro è stata interrotta, di conseguenza, gli occupanti si aspettano di doversi ritirare”, ha dichiarato il vice del Consiglio regionale, Sergiy Lyshenko. Nel sud del paese i russi hanno ancora la meglio. Secondo Kirill Stremousov, uno dei leader imposti dalla Russia nella regione occupata di Kherson, gli ucraini hanno provato a sbarcare senza successo a Kinburn Spit. “Gli ucraini non hanno alcuna possibilità di entrare nella regione di Kherson”, ha Stremousov.
L’accusa russa agli Stati Uniti
Secondo il ministero degli Esteri di Mosca, citato dall’agenzia Tass, gli Stati Uniti sono interessati a prolungare il più possibile il conflitto in Ucraina con l’obiettivo di essere coinvolti direttamente nelle ostilità. Uno scenario che richiama la minaccia dell’ambasciatore russo negli Usa, Anatoly Antonov: “se Kiev ottenesse” i missili a lungo raggio che ha richiesto agli americani, “grandi città russe, oltre che infrastrutture industriali e dei trasporti, ricadrebbero nell’area di possibile distruzione. Uno scenario del genere significherebbe un diretto coinvolgimento degli Stati Uniti in un confronto militare con la Russia”.
Sulla via della seta: l’incontro tra Putin e Xi
I presidenti, il cinese Xi Jinping e il russo Vladimir Putin, si incontreranno a breve a Samarcanda, in Uzbekistan, a margine del vertice dei Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco). Sarebbe il primo incontro tra i due, non solo dopo quello del 4 febbraio di Pechino sulla promessa della partnership bilaterale “senza limiti”, ma anche dopo l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio.
Intanto a Samarcanda, Putin ha incontrato il suo omologo iraniano Ibrahim Raisi. Il presidente russo ha dichiarato che la Russia e l’Iran stanno completando la preparazione di un nuovo accordo strategico di cooperazione e ha aggiunto che le posizioni di Russia e Iran “sono vicine o coincidono” su molte questioni internazionali.