La Russia conserva la capacità di invadere l’Ucraina senza preavviso”. Sono queste le parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al suo arrivo alla riunione del ministri della Difesa dei paesi dell’Alleanza a Bruxelles. Un allarme che arriva mentre l’agenzia russa Interfax dà notizia del ritiro della truppe di Mosca dalla Crimea. Anche il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei, parla di esercitazioni finite: “Dopo la fine delle esercitazioni in Bielorussia, tutti i militari russi lasceranno il Paese”. Notizie di ritiro che però non convincono del tutto gli alleati europei: “Non c’è nessun segnale di ritiro, stanno arrivando altre truppe” ha ribadito il segretario della Nato.
Lo scetticismo della Nato
A Stoltenberg fa eco il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, che ha espresso la stessa cautela questa mattina di fronte all’annuncio del ritiro delle forze russe dalla Crimea, sottolineando che è necessario prima “verificarlo”. Così anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen alla plenaria di Strasburgo: “La Nato non ha ancora visto segni chiari di ritiro. Credo che la diplomazia non abbia detto l’ultima parola ma ora dobbiamo vedere i fatti oltre alla parole”.
Anche dall’altro lato dell’oceano c’è scetticismo. Biden ha detto nelle ore scorse che nonostante il ritiro annunciato da Mosca ci sono ancora 150mila soldati russi ammassati al confine con l’Ucraina. Ma ha aggiunto: “Siamo desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia”, di proporre “nuove misure sul controllo degli armamenti e sulla trasparenza”. Alla diplomazia deve essere data “ogni possibilità di avere successo”. Insomma, un prova di distensione, tendendo la mano al presidente russo Vladimir Putin. “Non vogliamo destabilizzare la Russia”, ha assicurato Biden. Il Cremlino risponde: “È positivo che Biden voglia proseguire i colloqui”.
Come si sta muovendo l’Italia
Nel frattempo si muove anche l’Italia. Oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi è a Parigi per incontrare il presidente francese Emmanuel Macron. Dopo Kiev invece, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sarà stasera in missione a Mosca in vista dell’incontro con l’omologo della Federazione russa Sergey Lavrov, che si terrà domattina, giovedì 17 febbraio.
L’asso nella manica di Vladimir Putin
Ma Putin ieri ha giocato un’altra carta nella partita ucraina. I deputati della Duma, la camera bassa del parlamento russo, hanno approvato una risoluzione che chiede al presidente di riconoscere le autoproclamate repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, nel Donbass, dichiaratesi indipendenti dall’Ucraina nel 2014 e controllate dai separatisti filorussi. Ma Putin potrebbe non accogliere le istanze del Parlamento come segno di buona volontà nei confronti dell’Ucraina.