Sempre più tesa e ambigua la situazione in Ucraina. Nella conferenza stampa indetta ieri presso la sua residenza di Novo Ogariovo, fuori Mosca, Vladimir Putin ha sospeso – ma non cancellato – la minaccia di intervento armato in Ucraina. Questa, a detta del Ministro degli Esteri ucraino Andrei Deshizia, è pronta a “risolvere pacificamente” la crisi con la Russia, e Putin sembrerebbe disposto a trattare, pur considerando ancora valida la richiesta di aiuto avanzata “dall’unico presidente legittimo dell’Ucraina, Viktor Yanukovich”. “Il ricorso alla forza sarebbe legittimo – ha dichiarato il leader del Cremlino – ma la ritengo l’ultima risorsa”.
Per Putin quello che è avvenuto in Ucraina resta un “colpo di Stato armato”, e il nuovo governo di Kiev non merita alcuna legittimazione. Tuttavia le esercitazioni armate a confine con l’Ucraina sono state sospese – sebbene sia di ieri sera la notizia del lancio di prova di un missile balistico intercontinentale RS-12M ‘Topol’ – e Putin ha negato che i soldati ancora schierati in Crimea siano militari russi. “Solo milizie di autodifesa” ha dichiarato il leader russo, affrettandosi a respingere l’accusa di “bugiardo” lanciatagli ieri sera dal presidente Obama.
Usa e Germania sono d’accordo nel perseguire una linea di “stretta intesa” nei confronti della Russia, mentre i rapporti tra Casa Bianca e Cremlino sono sempre più a rischio. Proprio ieri Obama ha inviato a Kiev il segretario di Stato John Kerry, che ha promesso un aiuto economico all’Ucraina pari a 1 miliardo di dollari, accusando Putin di cercare solo “un pretesto” per poter invadere il Paese. Kerry ha inoltre minacciato la Russia di un possibile “isolamento diplomatico, politico ed economico” se perseguirà nella sua politica di “aggressione”.
Ma il leader russo non sembra dare peso ai toni americani, e alla minaccia di Europa e America di boicottare il G8 di Sochi risponde: “Se non vogliono venire, non vengano”.
Intanto a Simferopoli, capitale della Crimea, il comando della Marina ucraina, in viale Carlo Marx, continua a essere circondato da una cinquantina di soldati senza insegne, ma con molta probabilità russi, e Putin continua a fare leva sull’orgoglio del popolo filorusso dell’Est, tenendo viva la proposta di un possibile referendum sull’autonomia. Ma nella piazza del Governatorato di Donetsk i manifestanti hanno le idee chiare: a decidere del destino dell’Ucraina non possono essere “solo i cittadini di questa regione”, lamenta Andrey, muratore 41enne simpatizzante di Kiev. “Tutti gli ucraini hanno diritto di decidere se il Paese si debba dividere oppure no”.
Alessandra Aurilia