Smilitarizzazione reciproca in Ucraina e limitazioni alle basi missilistiche Europa. È questo il punto da cui gli Stati Uniti vogliono partire per la risoluzione della crisi ucraina, secondo i documenti consultati dal quotidiano spagnolo El Paìs. Tuttavia, si continua a portare avanti parallelamente diplomazia e corsa agli armamenti. Da un lato, il presidente russo Vladimir Putin minaccia la guerra in caso di annessione di Kiev alla Nato. Dall’altro, Washington schiera altri 2.500 soldati in Polonia.
Secondo El Paìs, gli Usa avrebbero proposto a Mosca di impegnare entrambe le parti a non schierare “missili offensivi da terra e forze permanenti per missioni di combattimento”. Inoltre, gli Stati Uniti sono disposti a ridurre il proprio arsenale missilistico nel vecchio continente, tra cui i missili da crociera Tomahawk nelle basi Nato di Romania e Bulgaria. In cambio, Mosca dovrebbe fare altrettanto in due basi russe a sua scelta.
Non sembrano però placarsi le preoccupazioni di Putin. Preoccupazioni emerse durante l’incontro con il leader ungherese Viktor Orbàn. “Immaginiamo – ha dichiarato il presidente russo – che Kiev diventi membro della Nato e inizi operazioni militari”, probabilmente verso la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014. “A quel punto – si chiede Putin – dovremmo entrare in guerra con il blocco Nato? Qualcuno ci ha pensato? Apparentemente no”. L’ipotesi di un conflitto è stata valutata anche dal premier inglese Boris Johnson, in visita a Kiev per dare sostegno al governo ucraino. Un’invasione russa, ha dichiarato Johnson, sarebbe un “disastro politico e militare”. Una guerra che secondo il primo ministro ucraino Volodymyr Zelensky riguarderebbe l’Europa intera.
Per quanto riguarda le forniture energetiche, durante la telefonata tra Putin e il presidente del Consiglio Mario Draghi, l’approvvigionamento appare saldo. Ma il tema del gas allarma l’Unione europea, che sta cercando possibili alternative. Dopo il Qatar, la commissaria Ue per l’energia, Kadri Simson, venerdì sarà in visita in Azerbaijan.