Mentre le sanzioni dell’Occidente tentano di fermare Vladimir Putin, il timore di ritorsioni energetiche ed economiche fa correre l’Italia al riparo. All’ordine del giorno del Consiglio dei ministri vi sono infatti la ricerca di risorse alternative al gas russo e l’invio di armi a Kiev.
Nello specifico, il Cdm è stato convocato per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina. Palazzo Chigi ha tenuto a precisare che questa misura integrerà il contenuto del decreto legge già approvato lo scorso 25 febbraio. Una seconda norma introdurrà invece una procedura che consenta maggiore flessibilità nell’uso delle diverse sorgenti di energia elettrica del Paese.
Sul tavolo del Cdm anche il decreto che, in caso di emergenza, consentirà ai produttori di energia elettrica di differenziare le fonti fossili con cui produrre elettricità. L’obiettivo è eliminare la priorità riconosciuta al gas russo. In sostanza si potrà utilizzare anche il carbone, in quantità maggiore e in ogni centrale che lo permetterà.
La decisione che verrà presa oggi abolirà la dismissione delle sei centrali di carbone: queste ultime garantiscono in media il 5% dell’elettricità consumata dal Paese, ma possono raggiungere una copertura del 15%.
“L’Italia è lontana da una situazione di allarme per le forniture di gas”, ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “lo stato di preallarme indetto è una misura cautelativa che avvia un monitoraggio costante della situazione energetica nazionale”.
Sul fronte ucraino intanto si muove anche la Farnesina, con una riunione di coordinamento presieduta dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con l’ambasciata a Kiev. Nel pomeriggio Di Maio parteciperà al G7 esteri e al Consiglio Affari Esteri, entrambe riunioni straordinarie convocate virtualmente.