ROMA – Russia e Stati Uniti non hanno adottato una dichiarazione congiunta dopo i colloqui in Arabia Saudita, ma le intese raggiunte nel documento pubblicato dagli Stati Uniti dimostrano la volontà di Mosca e Kiev di far tacere le armi sul campo. Dopo tre giorni di colloqui in Arabia Saudita, nel corso dei quali la delegazione americana ha incontrato separatamente quella russa e ucraina, la Casa Bianca ha diffuso il documento dell’accordo su cinque punti che prevede garanzie per la sicurezza dei commerci, stop agli attacchi alle infrastrutture energetiche, il coinvolgimento dei Paesi terzi e i negoziati verso una pace duratura attraverso la mediazione degli Stati Uniti.
Accordi che però sono stati interpretati diversamente da Washington e da Mosca. Nella versione del documento pubblicata dagli americani il secondo punto riguarda lo scambio dei prigionieri e il ritorno dei bambini ucraini portati in Russia. Nella versione pubblicata dal Cremlino, invece, il nodo sono le esportazioni agricole.
Nonostante le due versioni differenti, Mosca ha comunque espresso soddisfazione “sul dialogo costruttivo con gli Usa”. Per la Russia, infatti, il mancato accordo sulla dichiarazione comune, attesa per la fine dei colloqui e mai sottoscritta, è dipeso soltanto da Kiev. Una ricostruzione sostenuta anche dal vice capo del Comitato di difesa e sicurezza del Consiglio della federazione russa, Vladimir Chizov, secondo cui “il fatto che si siano seduti per 12 ore e si sia accordato a una dichiarazione che però non è arrivata e molto tipico e sintomatico” delle reali intenzioni dell’Ucraina.
La posizione di Chizov è stata respinta da Kiev che invece ha chiesto maggiori garanzie soprattutto sul “blocco delle esportazioni agricole russe” e sul “monitoraggio da parte dei paesi terzi” alla tregua, come sottolineato dal ministro della Difesa dell’Ucraina, Rustem Umerov.
Zelensky: “Mosca non vuole la pace”
Il botta e risposta tra Mosca e Kiev non ha impedito alla guerra di proseguire sul terreno. Una corrispondente di guerra russa di Channel One è stata uccisa da una mina nella regione russa di Belgorod, al confine con l’Ucraina.
Da Parigi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha denunciato con un post su X i nuovi attacchi russi su larga scala dopo i negoziati in Arabia Saudita, sottolineando che il Cremlino “non perseguirà la pace”.
Dall’altro lato dello schieramento, il ministero della Difesa di Mosca ha accusato le forze armate ucraine di aver “continuato ad attaccare le infrastrutture energetiche” russe “nonostante la dichiarazione pubblica” del presidente ucraino sull’accettazione degli accordi appena sottoscritti grazie alla mediazione americana. In risposta agli attacchi di Kiev, un tribunale russo ha condannato 23 prigionieri di guerra ucraini dai 13 ai 23 anni di reclusione con l’accusa di “terrorismo” in quanto definiti “membri del battaglione Azov”.