La guerra in Ucraina affonda i mercati. Il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia varato ieri sera dalla Nato ha scatenato un ulteriore terremoto finanziario nel Vecchio continente, e nel suo giovedì nero la Borsa europea ha bruciato 331 miliardi di euro, con perdite tra il 3 e il 4% per Londra e Milano. Ma dopo il tonfo nel primo giorno di conflitto i mercati europei hanno avviato la seduta in netto rialzo e gli investitori sono tornati a comprare titoli. A restituire fiducia l’esito delle sanzioni imposte al Cremlino, meno pesanti del previsto e che per il momento non comprendono l’estromissione della Russia dal sistema di pagamento internazionale Swift.
Si riprende dal crollo di ieri anche Mosca, con l’indice Micex che vola in avvio di seduta del 9,87% a 2.261 punti, mentre resiste alle tensioni internazionali Wall Street, che ha chiuso la seduta in rialzo con il Nasdaq che avanza del 3,35% a 13.473,59 punti. L’impatto della guerra potrebbe essere particolarmente significativo per l’Italia, che rischia di perdere un punto percentuale di crescita sull’export, come causa diretta del congelamento di 21,7 miliardi di interscambio del nostro Paese con la Russia.
Intanto continua la corsa del petrolio, che vola ai 100 dollari al barile, con il prezzo record da agosto 2014 di 105,79 dollari al barile per il petrolio del Mare del Nord, mentre il metano chiude le contrattazioni con un balzo del 51,1% a 134,3 euro per megawattora. Frena invece il prezzo del gas in Europa, attestandosi a 103 euro al megawattora, così come il costo dell’oro a 1.915 dollari l’oncia
Intanto l’Unione europea è a lavoro su un terzo pacchetto di sanzioni contro Mosca che, come annunciato in un tweet dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, avranno “conseguenze massicce e gravi”. Le sanzioni concordate ieri dalla Nato comprendono il divieto di trasferimento tecnologico per l’estrazione di idrocarburi, lo stop ai finanziamenti da parte delle banche europee di progetti già concordati con le imprese pubbliche russe, il congelamento dei conti europei degli oligarchi e il blocco di materiali destinati ai sistemi di trasporto aereo.