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Ucraina, avanzano i carrarmati di Kiev. 30 morti tra i filorussi

di Federico Capurso06 Maggio 2014
06 Maggio 2014

Ukraine tankL’Ucraina è ormai in piena guerra civile. L’offensiva dell’esercito di Kiev nella regione orientale del paese ha provocato ieri la morte di oltre 30 “terroristi”, provenienti da Russia, Crimea e Cecenia; decine invece i feriti. Dall’altra parte, invece, i filorussi hanno abbattuto due elicotteri governativi e bloccato i treni diretti alla regione di Donetsk.
Questo il conto portato all’attenzione dei media dal ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov, al termine dell’attacco alla città di Sloviansk, fortino dei filorussi, ormai sotto assedio da quattro giorni. A una settimana dal referendum indetto dai separatisti (che non hanno specificato da dove sono giunti i fondi per organizzarlo), le forze governative hanno tagliato le vie di comunicazione alla città-simbolo dei “ribelli”, e muovono sulle vicine cittadine di Konstiantinivka e di Mariuopol.
Intanto Mosca ha ammesso, tramite il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitri Peskov, di avere ormai perso il controllo sulle fazioni separatiste e di non poter risolvere la crisi da sola, sottolineando la necessità di trovare una soluzione “super partes” insieme alle potenze occidentali. Anche il capo della diplomazia russa, Sergej Lavrov, ha invitato gli Usa «ad usare tutta la loro influenza per costringere Kiev a cessare immediatamente le azioni belliche nelle regioni sud-orientali ucraine, a ritirare le truppe e a liberare i partecipanti alle manifestazioni di protesta».
Eppure, dalla Germania, un’indiscrezione rimbalzata sui quotidiani nella giornata di domenica rischia di incrinare ulteriormente i rapporti degli Usa con il Cremlino, proprio ora che da Mosca sembrava essersi aperto uno spiraglio. Secondo l’inserto domenicale del quotidiano tedesco “Bild”, infatti, l’intelligence e la polizia federale americana starebbero contribuendo ad aiutare il governo ucraino. Citando fonti tedesche anonime, il “Bild” precisa che agenti della Cia e dell’Fbi aiutano Kiev a mettere fine alla ribellione nell’est dell’Ucraina, pur non partecipando attivamente al conflitto. Tempismo perfetto.
Sempre in Germania, le più grandi aziende tedesche, tra cui il gigante della chimica Basf, Siemens, Volkswagen, Adidas e Deutsche Bank, in dichiarazioni pubbliche e private hanno lasciato intendere, senza troppo pudore, la loro contrarietà a sanzioni economiche più ampie nei confronti della Russia. Tanto da far prendere alla Cancelleria tedesca una posizione decisamente più morbida nei confronti di Putin, nonostante la recente caduta in disgrazia del presidente russo a Berlino.
Per tentare di intrecciare nuovamente i fili – anche e soprattutto economici – che legano Mosca all’Europa, al Cremlino è atteso domani il presidente di turno dell’Osce, Didier Burkhalter. L’incontro, sulla carta, sarà mirato a facilitare un dialogo internazionale prima delle presidenziali ucraine del 25 maggio (che per il ministero degli esteri russo rimangono comunque una «buffonata»). In pratica, non è ardito pensare che si tratterà di rassicurazioni sulle forniture energetiche e di sicurezza in territorio ucraino, con qualche probabile accenno alla vicenda degli otto osservatori Osce rapiti la settimana scorsa dai filorussi.
Fissato infine per il 13 maggio – referendum dei separatisti o meno – l’incontro fra la Commissione europea e una delegazione del governo di Kiev a Bruxelles. La delegazione dell’esecutivo di Kiev sarà guidata dal primo ministro Arsen Iatseniuk e nel corso dell’incontro, si legge in una nota della Commissione, sarà fatto il punto sulle iniziative destinate «ad aiutare l’Ucraina e sostenere il processo di riforme economiche e politiche che, nel breve e nel lungo termine, deve essere portato avanti per raggiungere l’obiettivo comune di un’Ucraina democratica, indipendente e prospera».

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