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HomeCronaca Uccise moglie e figliastra a fucilate, i giudici: “Motivi umanamente comprensibili”

Uccise moglie e figliastra
Niente ergastolo: motivi
umanamente comprensibili

La condanna a 30 anni

Le motivazioni della sentenza

di Greta Giglio13 Gennaio 2025
13 Gennaio 2025
femminicidio

L'ingresso della villetta nel comune di Castelfranco Emilia in provincia di Modena dove due donne, madre e figlia, furono uccise il 13 Giugno 2022 | Foto Ansa

Per “motivi umanamente comprensibili” Salvatore Montefusco, incriminato per i femminicidi della moglie e della figlia di lei, non è stato condannato all’ergastolo ma a trent’anni di detenzione.

La decisione è stata presa il 9 ottobre dalla Corte d’Assise di Modena, che ha accolto le attenuanti, valutandole equivalenti alle aggravanti già riconosciute (l’omicidio di un coniuge e l’esecuzione del delitto di fronte al figlio minore).

Condanna a 30 anni e niente ergastolo: i motivi della sentenza

La sentenza di oggi, composta da oltre 200 pagine, ricostruisce la vicenda e mette in luce i motivi che hanno spinto i giudici verso questa decisione: primo fra tutti il clima quotidiano in cui vivevano Montefusco, la moglie Gabriela Trandafir e la figlia Renata di 22 anni. Una quotidianità segnata da forti attriti che sfociavano anche nella presentazione di denunce reciproche.

Per Montefusco ciò significava vivere una “condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione e enorme frustrazione”, come si legge. In particolare la conflittualità scaturiva dalla richiesta da parte delle due donne che lui lasciasse la casa familiare e di conseguenza l’accudimento del figlio minore della coppia. A far scattare l’assassinio sarebbe stata proprio l’insistenza da parte di Renata. Come riferito da Montefusco, è questo il motivo che lo ha portato a un “black-out emozionale ed esistenziale”, spingendolo a prendere il fucile con cui ha poi ucciso moglie e figlia il 13 giugno 2022.

I giudici considerano questa ricostruzione, la confessione e l’incensuratezza dell’imputato elementi sufficienti per attenuare la pena.

I familiari delle vittime: “Forte incredulità”

A esprimersi sulla decisione Barbara Iannuccelli, l’avvocata dei familiari delle vittime: “La giovanissima vittima, Renata Trandafir, voleva fare l’avvocato per acquisire gli strumenti con cui difendersi dalle quotidiane violenze a cui lei e sua madre erano sottoposte. Oggi le è stata risparmiata l’esperienza di comprendere il perché uno spietato assassino di due donne inermi possa essere destinatario di tanta benevolenza. Navighiamo tutti in un mare di forte incredulità”.

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