Cinque anni d’inferno, poi la liberazione. Per Franco Birolo, tabaccaio di Correzzola, in provincia di Padova, accusato di aver ucciso il 25 aprile del 2012 un ladro sorpreso a rubare nella sua tabaccheria, è tornata la serenità. La Corte d’Appello di Venezia lo ha infatti assolto. Una decisione che ribalta la sentenza di primo grado emessa dal gup Beatrice Bergamasco più di un anno fa. Il tabaccaio fu condannato, infatti, a 2 anni e 8 mesi di reclusione e a un risarcimento danni di 325 mila euro ai parenti della vittima: 225 mila alla madre e 100 mila euro alla sorella.
La sentenza aveva scatenato molte polemiche, nonostante il pm Benedetto Roberti avesse chiesto l’assoluzione per legittima difesa. Il tabaccaio aveva ucciso, con una pistola regolarmente detenuta, un ragazzo moldavo, che si era intrufolato nel suo negozio insieme ad altri complici mai identificati. E dalla parte di Barolo si era messa anche la politica. La Lega Nord, guidata dal suo leader Salvini, organizzò sit-in e raccolte firme per difenderlo.
La storia si ripete. Oggi un caso simile a quello del tabaccaio padovano riporta alla ribalta il tema della legittima difesa. Da giorni si parla infatti di Mario Cattaneo, ristoratore di Lodi, che ha ucciso un ladro per motivi analoghi. E Birolo, immedesimandosi nell’uomo, è intervenuto dopo la sua assoluzione: «Tra qualche giorno, appena le acque saranno un po’ calmate, mi farò sentire con Mario Cattaneo. Voglio esprimergli la mia solidarietà. Dirgli che gli sono vicino. Lo so bene che cosa sta passando in questi giorni».
Per Cattaneo è previsto ora un nuovo interrogatorio giovedì. Gli inquirenti vogliono verificare alcune dichiarazioni di testimoni. Intanto, anche questa volta, la Lega Nord è in prima fila per la difesa del ristoratore. Matteo Salvini invoca la piazza: «La legge sulla legittima difesa è ferma da quattro anni. Ed è per questo che il 25 aprile saremo in piazza a Verona. Non prendete impegni».