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Luca Sofri, 31 domande sul futuro del giornalismo. Con risposte non sempre esatte…

di Nino Fazio04 Maggio 2014
04 Maggio 2014

Luca Sofri, 31 domande sul futuro del giornalismo. Con risposte non sempre esatte...

Il direttore de Il Post, Luca Sofri, ha incontrato – nell’ambito dell’ottava edizione del Festival internazionale del giornalismo di Perugia – un pubblico numeroso e incuriosito dal titolo dell’evento. “31 domande sul giornalismo e le risposte da trovare insieme” non solo strizza l’occhio alle “31 canzoni” che hanno cambiato la vita a Nick Hornby ma ha l’ambizione di fornire spunti su questioni che, volontariamente, vengono lasciate irrisolte.

Un percorso brioso tra piccoli e grandi quesiti che recentemente appassionano gli esperti del settore. Sofri ha espresso il suo punto di vista, come tale, opinabile. Particolarmente controversa la sua posizione sulla inutilità, dopo l’avvento di Twitter, delle agenzie di stampa per la sezione esteri. Altrettanto discutibile la convinzione che, di questi tempi, per un giornalista «l’essere sul posto non è più fondamentale». Ciò che colpisce, però, è la lucidità e la capacità di analisi. Se nel giornalismo «la retribuzione non deve essere un dogma, perché si può lavorare per gratificazioni differenti», una stilettata va ai giornalisti italiani che, sempre più spesso, fanno sfoggio troppo spesso di frasi fatte.

Alla domanda «qual è la notizia?» si è temuto l’inizio di una vera e propria lezione accademica. Fortunatamente non era così: «Il criterio della notizia – ha tagliato corto – va superato; bisogna cercare di riportare cose che raccontano il mondo». Niente di più banale e, al tempo stesso, più geniale. Il quesito di commiato è ironico ma illuminante: «volete fare il direttore de Il Corriere della Sera?». Un tempo – conclude Sofri – era l’ambizione massima di ogni giornalista, adesso le risate del pubblico in sala «testimoniano cosa è diventato oggi il giornalismo».

Uscendo dall’incontro non si ha di certo la sensazione di aver fugato i propri dubbi e forse non era questo l’obiettivo del giornalista. Non si può fare a meno di notare, però, come poco più di un’ora di interrogativi abbia stuzzicato così tanto la curiosità di addetti ai lavori e non. Sebbene il tempo a disposizione sia stato poco, infatti, l’applauso finale è caloroso e convinto.

Antonino Fazio

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