Chi pensa che, riportata a galla la Concordia, i problemi siano finiti non sa che in realtà siamo solo all’inizio. La nave che nessuno voleva ora è desiderata da tutti. Il motivo è semplice: chi si occuperà dello smantellamento avrà trovato una gallina dalle uova d’oro; basti pensare che all’interno della nave si trovano beni per più di 5 milioni di euro (anche se molte cose, tra cui i contenuti delle casseforti, saranno restituiti ai legittimi proprietari) per capire che non stiamo parlando di un ferrovecchio. A questo bisogna aggiungere che sul mercato il costo di un relitto è di 350 dollari a tonnellata e nel caso della Concordia (50mila tonnellate) si tratterebbe di più di 17 milioni di dollari senza considerare che i materiali come il rame e il ferro, che possono essere riciclati, potranno essere venduti a parte per un ulteriore ricavo. E così ecco i porti d’Italia affollarsi per accaparrarsi l’agognato relitto.
La lista dei porti. Ovviamente, però, non tutti possono occuparsi di un compito simile, ma bisogna essere sufficientemente attrezzati. Prima di tutto bisogna pensare come trasportare la nave, solo allora «sapremo in quale porto andrà» ha spiegato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli. In realtà sotto il governo Monti era stato deciso che a occuparsi dello smantellamento sarebbe stato il porto di Piombino. Unico problema, non indifferente, il fondale basso del porto della cittadina toscana: per questo motivo era stato deciso lo stanziamento di più di 100 milioni di euro per i lavori di adeguamento. Tuttavia le candidature non hanno mai smesso di arrivare e continuano anche ora, a maggior ragione da quando girano le voci che Piombino non riuscirà a completare in tempo i lavori. Così ecco Civitavecchia, vicina territorialmente e già attrezzata per l’opera, ma anche Palermo. Se questi due porti da tempo chiedono l’assegnazione della Concordia, ora che l’operazione di riportare a galla la nave è riuscita, ecco farsi avanti prepotentemente Napoli (con la proposta avanzata direttamente dal Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro), Genova e Porto Torres. Ma i candidati non sono solo in Italia. Resta concreta la possibilità che la nave possa essere portata in Turchia o in un altro porto del Mediterraneo e sembra che sia stata già opzionata la piattaforma coreana Vanguard come mezzo che trainerà la Concordia verso la sua destinazione finale.
Gli “amici” di Piombino. Tuttavia nulla è ancora deciso e Piombino è tutt’altro che fuori dai giochi. A difenderla arriva il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che si dice pronto a tutelare il porto anche in Europa perché «questa nave non può essere portata a spasso per il Mediterraneo». E a difesa della scelta sulla città toscana accorre anche l’ex-ministro dell’ambiente, Corrado Clini:« Mi auguro che il relitto venga portato nel porto di Piombino. Lo avevamo già identificato perché era quello più vicino e che dà maggiori garanzie anche sotto il punto di vista ambientale». Tuttavia se la decisione finale non dovesse sorridere al porto toscano l’importante, secondo Clini, è «tenere il relitto in Italia o quantomeno in Europa». Una speranza condivisa molti nell’Unione europea anche per via dei bassi standard di sicurezza presenti in paesi come il Bangladesh, India e Pakistan dove in passato sono state demolite tante navi europee anche per via del basso costo delle operazioni.
Domenico Cavazzino