Che nessuna delle forze in campo sarebbe riuscita a conquistare il 40% era abbastanza prevedibile. Non era facilmente prevedibile invece questo assetto parlamentare. La Lega si impone nettamente come prima forza della coalizione di centrodestra, il M5S va oltre le aspettative sfondando il muro del 30% mentre il Pd, e più in generale tutte le forze di centrosinistra, arretrano e sbandano paurosamente.
Sarà Sergio Mattarella, come da Costituzione, a risolvere questo rebus, sempre ammesso che i partiti lo mettano nelle condizioni di poterlo fare. Prima di tutto bisognerà attendere la formazione dei nuovi gruppi parlamentari e l’elezione dei presidenti di Camera e Senato poi, in secondo luogo, se non ci saranno accordi sarà oggettivamente impossibile che si formi una qualsivoglia maggioranza. Come ha sottolineato il prof. Giuseppe Tognon a Lumsanews, il presidente Mattarella è uomo che incarna la tradizione della governabilità italiana ma, qualora i partiti non dovessero riuscire a mettersi d’accordo, il ritorno alle urne sarebbe un’opzione auspicabile.
L’ipotesi del Gentiloni bis, sostenuto da un nuovo Patto del Nazareno, è morta nella culla, uccisa da numeri impietosi per Partito Democratico e Forza Italia, che insieme alla Camera raggiungono appena 204 seggi su 618, ben 112 in meno del traguardo necessario a formare una maggioranza, ovvero 316.
La suggestione invece che prenda corpo un governo formato da M5S e Lega è supportata, al momento, dalle convergenze programmatiche e dai numeri in Parlamento. I due partiti, insieme, avrebbero 354 seggi alla Camera e 171 al Senato, laddove la maggioranza si raggiunge a quota 158. Su questo scenario però pesano diverse incognite.
Innanzitutto la smentita del leader della lega Salvini, che stamattina ha ribadito la sua contrarietà a coalizioni da lui definite “strane” e diverse dal centrodestra. Di Maio, dal canto suo, si è detto pronto al confronto con tutte le forze politiche. Tornando ai numeri, non va tralasciata l’incognita relativa ai transfughi del M5S, ovvero quei parlamentari esclusi dal Movimento per vari motivi (massoneria, mancati rimborsi) ma candidati comunque perché le liste erano già state depositate, e che finiranno con ogni probabilità nel gruppo misto. Al Senato, dove un eventuale maggioranza M5S-Lega sarebbe molto più risicata che alla Camera, questo aspetto potrebbe essere determinante. Quanto alla coalizione di centrodestra essa risulta sì la più votata, ma alla Camera è sotto di 52 seggi per il raggiungimento della soglia di maggioranza, mentre al Senato le mancano 24 voti.
Non si scarta in queste ore nemmeno l’ipotesi, decisamente più suggestiva, di un governo a 5 Stelle sostenuto dal Pd. È di questo avviso l’ex presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, che ha affermato: “Adesso il Pd dichiari subito la disponibilità a supportare, anche dall’esterno, un governo a guida M5S”. E anche in questo caso, sul fronte dei numeri, se alla Camera M5S e Pd avrebbero una maggioranza di 331 seggi, al Senato i 164 seggi che si contano al momento potrebbero ridursi a causa dei fuoriusciti, il che renderebbe molto instabile un eventuale esecutivo.
Non si può escludere infine un ritorno al voto. Con questa o con un’altra legge elettorale è presto per dirlo. Tutto dipenderà dalla volontà dei partiti, che potrebbero anche convergere attorno a un “governo del Presidente” con obiettivi limitati, primo tra tutti la riscrittura della legge elettorale.