HomeCronaca Tutti i figli sono uguali: il governo rende operativa la revisione del codice civile. Tutele per figli adottivi e casi di abbandono

Tutti i figli sono uguali: il governo rende operativa la revisione del codice civile. Tutele per figli adottivi e casi di abbandono

di Alessandra D'Acunto16 Luglio 2013
16 Luglio 2013

Un neonato su quattro è figlio di un’unione al di fuori del matrimonio: va proprio incontro a questa realtà, sottolineata dai dati Istat, il decreto legislativo del governo Letta che annulla la distinzione tra figli di serie A e serie B, contenuta nel nostro codice civile. Il provvedimento che equipara figli illegittimi e naturali, frutto del lavoro di una commissione tecnica presieduta dal professor Cesare Massimo Bianca, discende da una legge passata alla fine del 2012 che già sanciva il principio della parificazione e delegava il governo a legiferare per la parte attuativa. La norma, varata su proposta dei ministri dell’Interno, della Giustizia, del Lavoro e delle Politiche Sociali e del vice ministro alle Pari Opportunità soddisfa molto il premier Enrico Letta che ne ha parlato come di un “fatto di grandissima civiltà”.

Figli adottivi- Si è figli e basta: sparisce dal codice civile la stessa aggettivazione “naturale” o “legittimo” introducendo piena parità di diritti. La maggior parte degli articoli contenuti nel testo del decreto recepisce le norme giurisprudenziali di questi anni, emanate dalle corti Costituzionale e di Cassazione: dalla nozione di “potestà” a quella di “responsabilità” genitoriale, una visione che “privilegia il superiore interesse dei figli minori”. Gli effetti successori dei figli di qualsiasi genere valgono ora nei confronti di tutti i parenti e non solo dei genitori. Stop anche alle discriminazioni per i figli adottivi, che diventano a pieno titolo “nati nel matrimonio” se accolti nella nuova famiglia da minorenni (se maggiorenni, non sorge alcun vincolo di parentela con i parenti degli adottanti).
Per gli ascendenti, nonni e zii per intenderci, viene introdotto il diritto di “mantenere rapporti significativi” con i nipoti minori e per questi di essere ascoltati nei procedimenti che li riguardano, se capaci di discernimento. Ancora, il termine per disconoscere la paternità, secondo l’articolo 18, scende a cinque anni dalla nascita del bambino. Un occhio speciale anche ai casi di abbandono, per i quali è prevista la segnalazione ai Comuni da parte dei tribunale per i minorenni.

Le reazioni– Non è solo il governo ad essere soddisfatto del decreto legge: “E’ una buona notizia” secondo il Garante per l’infanzia Vincenzo Spadafora, che auspica si continui in questa direzione; “ingiustizia superata”, hanno detto in coro Unicef e Telefono Azzurro; “una riforma molto sentita da una società che cambia” nelle parole di Maria Luisa Cenni, Consiglio nazionale del Notariato. La revisione del codice civile in materia filiazione piace anche al mondo politico, senza distinguo. Solo qualche precisazione: il centrodestra rivendica la paternità della riforma che, osserva Carlo Giovanardi, “è stata fortemente voluta dal dipartimento famiglia del Governo Berlusconi, di cui avevo la delega”.  

Alessandra D’Acunto

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