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Turismo, l’estate del rischio default

di Chiara Viti27 Aprile 2020
27 Aprile 2020

A view of a beach resort at the deserted Ostia beach during the Coronavirus emergency, Rome, Italy, 16 April 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

L’estate 2020 sarà una stagione ricca di novità. Niente calca sulle spiagge, feste, discoteche e concerti. L’emergenza Coronavirus ci ha costretti a stravolgere la nostra routine quotidiana ma, a due mesi dall’inizio del lockdown, ci obbliga soprattutto a riflettere sui cambiamenti necessari per ripartire e affrontare il post-pandemia, la cosiddetta “fase 2”. Non è ancora chiaro se sarà possibile trascorrere qualche giorno di vacanza nei lidi della penisola. Certo è che, se anche potremo farlo, le ferie estive per come le conosciamo sono – per il momento – solo un lontano ricordo. I dati degli ultimi giorni dimostrano che i sacrifici degli italiani stanno dando i loro risultati, si può procedere con la fase di controllo della circolazione del virus e della convivenza con il Covid-19. La parola d’ordine sarà “adattamento”, programmando una nuova normalità nel rispetto del distanziamento sociale. Anche per le vacanze. Il Presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato che il governo è pronto a lanciare la campagna “Viaggio in Italia”. La prossima sarà a tutti gli effetti “un’estate italiana” ma non troppo lontano dalla propria città, forse arriverà l’ok allo spostamento verso le seconde case, anche se fuori dalla propria Regione.

Il tema che ha tenuto banco negli ultimi giorni è quello delle vacanze in spiaggia e gli imprenditori del settore stanno facendo il possibile per ripartire, come spiega a Lumsanews il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari: “Abbiamo iniziato a muoverci già a marzo, perché se lo facessimo soltanto ora sarebbe impossibile essere operativi a luglio e agosto ma – spiega – lavoriamo al buio, tanto a livello operativo quanto a livello economico”. Tanti sono i punti da chiarire in termini di sicurezza, si procede infatti con cautela e provando a immaginare quale misure adottare ma “serve un coordinamento a livello nazionale”, continua Licordari. In attesa di indicazioni specifiche del governo, alcune regioni hanno autorizzato i gestori degli stabilimenti balneari a procedere con i lavori di manutenzione ma la linea degli imprenditori balneari è chiara. Fino al 1 giugno almeno, l’accesso alle spiagge è vietato a tutti ma allo studio c’è la proposta di autorizzare l’ingresso per fasce orarie in base all’età o solo su prenotazione. Possibile stop alle attività di ristorazione, sostituite dal servizio direttamente sul bagnasciuga. L’unica certezza resta l’uso della mascherina e il mantenimento di norme igieniche scrupolose. Ma la preoccupazione dei consumatori è che la riduzione del numero dei posti disponibili in spiaggia e l’aumento dei costi di gestione  portino con sé la diretta conseguenza di un aumento esponenziale dei prezzi. Denny Conte gestisce uno stabilimento balneare in Salento insieme al padre e ci spiega: “Nel nostro caso saremo ovviamente costretti ad alzare un po’ i prezzi. L’anno scorso poi abbiamo deciso di ristrutturare e ci aspettavamo di rientrare da quelle spese con questa stagione. È evidente che non sarà possibile”. Anche perché i costi di gestione saranno molto più alti e la stagione più corta e problematica: “Noi in generale apriamo verso il 20 aprile e chiudiamo a metà ottobre. Organizziamo tutti gli anni per il 25 aprile e il 1 maggio degli eventi in spiaggia, che quest’anno sono saltati – continua Denny, che è pessimista –. Pensiamo di perdere almeno il 70% del fatturato”.

Un fermo immagine del TGR Puglia mostra le prove di distanziamento di lettini e ombrelloni sulle spiagge di Porto Cesareo (LE)

Quale sarà il prezzo da pagare per il comparto turistico? Secondo le stime di Fipe-Confcommercio la cifra si aggira intorno a 30 miliardi di euro. Circa 50.000 imprese sono a rischio chiusura con l’inevitabile conseguenza della perdita di 300 mila posti di lavoro. Il turismo italiano rappresenta il 13% del Pil nazionale, equivale a 232,2 miliardi di euro ed è uno dei principali motori dell’economia italiana. Il 96% delle mete del mondo hanno imposto blocchi o restrizioni ai turisti come ha rilevato anche l’Unwto (l’Organizzazione Mondiale del Turismo) e l’Italia è una delle più colpite. L’intero comparto invoca soluzioni economiche concrete. Fra le richieste: liquidità a fondo perduto, una moratoria sugli affitti, cancellazione di Imu e Tasi almeno fino alla fine dell’emergenza, sospensione del pagamento delle utenze e prolungamento degli ammortizzatori sociali. Non solo stabilimenti balneari ma a rischio è l’intera filiera del turismo.

Come dovrà regolarsi chi aveva già prenotato? A marzo il governo aveva garantito la possibilità di ricevere un rimborso a chi non è potuto o non potrà partire, da utilizzare entro un anno dalla sua emissione ma, in una nota, il presidente di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina avverte: “I grandi portali, le cui strutture organizzative sono tutte al di fuori dell’Italia, stanno ignorando la disposizione di legge: ci sono arrivate migliaia di segnalazioni, in questo senso, da parte delle nostre imprese”. Allo studio dell’esecutivo c’è però un “voucher” ma non è ancora chiaro in che forma e in che misura questo incentivo potrebbe essere erogato. Fra le ipotesi una somma di denaro cash con il vincolo di spesa per vacanze in Italia, forse di 300 o 500 euro, oppure uno sconto fiscale detraibile dalla prossima dichiarazione dei redditi. Una possibile misura condivisa dalla direttrice dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi Barbara Casillo, che a Lumsanews sottolinea: “Certamente qualsiasi incentivo può essere positivo ma il punto è un altro. Un bonus per fare le vacanze ha effetto se ci sono ancora alberghi aperti che sono sopravvissuti alla crisi, è necessario mettere in sicurezza l’operatività delle aziende”.

Uno stabilimento balneare di Ostia (RM) chiuso durante l’emergenza Coronavirus

Diminuiranno anche le presenze nelle grandi città dove il sovraffollamento è difficile da evitare: basti pensare ai musei, dove l’ingresso potrebbe essere consentito solo su prenotazione e a un numero ridotto di visitatori in modo da evitare assembramenti e lunghe code all’ingresso. Potrebbe essere potenziata l’offerta online, soprattutto nel caso dei teatri fin quando non sarà possibile riaprire. Per scacciare lo spettro dell’isolamento, si potrebbe puntare su un’altra tipologia di turismo, concentrato su mete diverse come la montagna, i piccoli borghi, i paesi e le valli. Molti forse sceglieranno di affittare un appartamento evitando gli hotel ma, come spiega ancora Casillo, “l’albergo è obbligato a rispettare procedure e trattamenti di sicurezza, affittando una casa è più complicato avere la certezza che l’ambiente sia sanificato”. Tra ipotesi e incertezza, non mancano idee fantasiose per non rinunciare alla tintarella: un’azienda modenese ha ipotizzato di installare pannelli in plexiglass per separare i bagnanti e la proposta è diventata subito virale. “Era irrealizzabile ma ringrazio moltissimo l’azienda che ha sviluppato questa idea perché ha permesso di accendere i riflettori su come si andrà al mare questa estate. La considero come la provocazione di cui avevamo bisogno”, conclude Licordari.

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