Dal Giappone alla Corea del Sud. Continua con una due giorni a Seul il viaggio in Asia del presidente americano Donald Trump. Sul tavolo, nei colloqui con il presidente sudcoreano Moon Jae-In, il tema forte della «minaccia nucleare globale» di Pyongyang. E la speranza di poter arrivare a una soluzione delle tensioni. Tutto in un contesto di massima allerta da parte degli agenti sudcoreani, visto che sono attese nella capitale sia manifestazioni di benvenuto che cortei di protesta contro la politica statunitense.
In Corea era già pomeriggio quando il tycoon ha incontrato per la terza volta il suo omologo sudcoreano, nella residenza ufficiale della Presidenza: la Casa Blu. Al termine del colloquio, Trump ha lanciato un appello a Cina e Russia perché aumentino la loro pressione nei confronti della Corea del Nord, contro i suoi piani di riarmo nucleare. «Ci sono buoni progressi», ha spiegato il leader americano, che ha poi invitato Pyongyang a tornare al tavolo dei negoziati. «Gli Stati Uniti – ha precisato Trump – sono pronti a usare tutta la gamma del loro potenziale militare, se necessario», anche se il presidente non ha «alcun desiderio di usare la forza».
«È un giorno storico», ha affermato Moon Jae-In. Le due parti «sono d’accordo sulla necessità di trovare una soluzione pacifica della questione nucleare». Ma anche di rafforzare il fattore deterrenza: «È il momento di focalizzarsi sulle sanzioni e sul pressing verso la Corea del Nord», ha detto. E in quest’ottica, fa sapere poco dopo l’agenzia Yonhap, Corea del Sud e Usa avvieranno i negoziati sull’acquisto da parte di Seul di sottomarini atomici a propulsione nucleare.
Con la moglie Melania, Trump era atterrato in Corea del Sud in tarda mattinata locale. Prima tappa la base militare Usa di Camp Humphreys, a 40 chilometri da Seul. Trump ha pranzato con i soldati americani e sudcoreani e ha espresso la speranza che le tensioni nella penisola possano «essere risolte perché tutto si risolve». A sorpresa, nella base militare, era arrivato anche il presidente Moon, definito da Trump «un vero gentiluomo» in un tweet pubblicato poco prima del suo arrivo. Uno strappo al protocollo: per la prima volta un presidente sudcoreano ha ricevuto un leader straniero lontano dalla Casa Blu. Una dimostrazione della forte alleanza tra i due Paesi.