WASHINGTON – “Parlerò con il presidente Putin martedì. Abbiamo lavorato molto nel weekend”. Ai giornalisti presenti su un volo notturno dell’Air Force One di ritorno dalla Florida, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato un colloquio imminente con il leader del Cremlino per domani, 18 marzo, sulla fine del conflitto in Ucraina. “Vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra. Forse ci riusciremo, forse no, ma penso che abbiamo ottime possibilità”, ha aggiunto Trump. Al centro del prossimo colloquio tra i leader di Washington e Mosca “terre e centrali elettriche”, argomenti di cui “si è già discusso molto da entrambe le parti”, stando alle parole del presidente Usa. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che la conversazione telefonica tra Trump e Putin è attualmente in preparazione per domani.
Bruxelles, il consiglio Affari esteri e il piano di Kallas
In attesa di nuovi aggiornamenti sulle trattative tra Washington e Mosca, si è tenuto oggi a Bruxelles il consiglio Affari esteri, con al centro della discussione “la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina”, dopo uno “scambio informale di opinioni con il ministro degli Affari esteri ucraino, Andrii Sybiha. Nel corso del vertice, l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas ha proposto un piano per sostenere militarmente l’Ucraina nel 2025, rispetto al quale il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che “il piano va approfondito”, specificando come “oggi non si arriverà a una decisione”, ma precisando al contempo che l’Italia “non è sola” nella richiesta di una riflessione maggiore.

L’uscita di Washington dall’organo sui crimini di guerra russi
Sul fronte diplomatico, in virtù di un’ottica sempre più distensiva nei confronti di Mosca, gli Stati Uniti si sono tirati fuori dall’International Center for the Prosecution of the Crime of Aggression against Ukraine, l’organismo deputato a indagare sui crimini di guerra commessi dalla Russia nel conflitto con Kiev. In merito alla decisione presa dall’attuale governo statunitense, il New York Times scrive che il provvedimento “è l’ultima indicazione dell’allontanamento dell’amministrazione Trump dall’impegno del presidente Biden di ritenere Putin personalmente responsabile dei crimini commessi contro gli Ucraini”.
Cambio al vertice militare e un nuovo missile: le mosse di Zelensky
Nonostante una posizione di forza che va progressivamente assottigliandosi, l’Ucraina non rimane a guardare. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha deciso di apportare un cambiamento all’interno dei vertici militari di Kiev, sostituendo il capo di stato maggiore delle forze armate ucraine, Anatoly Barhylevych, con Andriy Gnatov. L’avvicendamento sarebbe legato alla necessità di “aumentare l’efficienza della gestione verticale delle forze armate” e di imporre una svolta “nella pianificazione e gestione delle truppe”, secondo quanto riportato da Rbc-Ucraina. Zelensky, inoltre, ha rivelato che l’Ucraina ha testato con successo in combattimento il nuovo missile Long Neptune, un’arma di produzione nazionale, elemento non indifferente vista l’incertezza attuale degli aiuti militari statunitensi, con una gittata di 621 miglia. In termini pratici, si parla di un missile in grado di colpire direttamente Mosca. “Grazie ai nostri sviluppatori, produttori e militari ucraini, continuiamo a lavorare per garantire la sicurezza ucraina”, ha dichiarato il presidente ucraino.
