3.200 kilometri di muro potrebbero dividere gli Stati Uniti e il Messico. Notizia in circolazione già da tempo ma ieri Donald Trump nel corso della prima conferenza stampa ufficiale a New York è tornato sul tema. “In modo da far iniziare i lavori, il Messico pagherà il muro. Ma i soldi verranno rimborsati ok?”. Ma a Città del Messico non se ne parla nemmeno: il presidente messicano Enrique Pena Nieto taglia corto sull’intenzione del tycoon della Casa Bianca. Nieto ha parlato davanti agli ambasciatori riuniti al Palazzo nazionale dicendo che non avrebbe mai accettato una decisione che va contro il paese e la dignità dei messicani. Ha comunque assicurato però il desiderio di un buon rapporto con la nuova amministrazione statunitense.
La costruzione di una barriera di separazione tra gli Stati Uniti e il Messico è cominciata intorno alla metà degli anni novanta. Oggi, il confine tra i due paesi, lungo 3.200 chilometri, è intervallato da una serie discontinua di recinzioni. La barriera passa principalmente in New Mexico, Arizona e California e ci sono lavori in corso in Texas. Negli ultimi sei anni la polizia di frontiera ha ucciso 33 persone che provavano ad attraversare la frontiera. Inoltre sono state raccolte decine di denunce di abusi e deportazioni illegali di migranti messicani. Ma immigrazione e narcotraffico non si sono fermati.
Intanto non si placano le polemiche dopo le affermazioni su Putin e gli hacker russi: Trump ha ammesso che c’è la Russia dietro lo spionaggio in azione durante la campagna elettorale. Ha negato poi con forza di essere stato ricattato da Mosca, in relazione al rapporto degli 007 sulle interferenze russe e sul materiale compromettente che la Russia avrebbe raccolto su di lui. E alla domanda se il presidente russo abbia cercato di aiutarlo a vincere le elezioni presidenziali il tycoon risponde: “Se Trump piace a Putin lo considero un punto di forza e non una debolezza”.