ROMA – “L’Europa è molto preoccupata per il ritorno di Donald Trump, soprattutto per le possibili ripercussioni economiche legate alla reintroduzione dei dazi e all’uscita degli accordi internazionali sul clima”. Alessia De Luca, analista di politica internazionale per Ispi, parla a Lumsanews delle prime mosse del nuovo presidente americano e le sfide che queste decisioni potrebbero rappresentare per il vecchio continente.
In che modo le minacce di nuovi dazi da parte di Trump potrebbero influenzare l’Europa?
“Le minacce di Trump rappresentano un rischio significativo per le economie europee. Lui ha chiaramente segnalato che non intende più considerare valide le alleanze storiche e ideologiche che fino a oggi avevano offerto una sorta di protezione ai paesi del Vecchio Continente. Una guerra dei dazi con gli Stati Uniti potrebbe comportare una riduzione del 7% del Pil europeo. E l’Europa sembra impreparata ad affrontare questa situazione. Nei mesi scorsi, la strategia adottata dai leader europei è stata quella di sperare che Trump non venisse rieletto. Ma la speranza, come sappiamo, non è una strategia efficace. È fondamentale che gli Stati membri dell’Ue questa volta riescano a fare fronte comune”.
Che conseguenze avrà per l’Europa l’uscita dagli Accordi sul clima?
“L’uscita dall’Accordo di Parigi è un messaggio molto chiaro: Trump intende smantellare tutte le politiche pro-clima introdotte da Biden. Nel suo discorso inaugurale, ha dichiarato di voler porre fine a ciò che ha definito ‘assurde politiche sul clima’, come gli incentivi per le auto elettriche. Trump ha ribadito che gli Stati Uniti torneranno a puntare sull’estrazione di combustibili fossili, in linea con il motto ‘drill, baby, drill’ (trivellare, baby, trivellare) che è stato centrale nella sua retorica anche in passato. La sensazione è che gli Stati Uniti abbiano scelto di ignorare le responsabilità globali, lasciando all’Europa il compito di guidare la lotta ai cambiamenti climatici”.
E l’uscita dall’Organizzazione mondiale della sanità?
“Si tratta di un ulteriore segnale del rifiuto del multilateralismo da parte di Trump. Già durante la pandemia, Trump aveva accusato l’Oms di essere influenzata dalla Cina, e ora sta portando avanti questa narrativa. La nomina di Robert Kennedy a ministro della sanità è un indicatore chiaro dell’orientamento della nuova amministrazione, che sembra voler ignorare il consenso internazionale anche in ambito sanitario. L’Oms è uno dei principali strumenti di coordinamento globale per la salute pubblica, e l’uscita degli Usa compromette la sua capacità di rispondere alle emergenze sanitarie globali”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata l’unica leader europea presente alla cerimonia di insediamento di Trump. Cosa vuol dire?
“La sua presenza evidenzia una posizione privilegiata dell’Italia. Meloni sembra voler sfruttare il suo rapporto personale con Trump e con Elon Musk per cercare di posizionarsi come un ponte tra Europa e Stati Uniti. Questo potrebbe rappresentare un’opportunità per l’Italia, soprattutto considerando che il classico motore franco-tedesco è in difficoltà: la Francia è politicamente instabile, mentre in Germania i socialisti sono in calo e l’estrema destra è in crescita. Tuttavia, bisogna essere realisti: né Trump né Musk hanno mai dimostrato particolare interesse per il benessere dell’Europa. Meloni potrebbe certamente usare questa relazione, ma resta da vedere se riuscirà davvero a tradurla in vantaggi concreti”.