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HomeEsteri Trump firma il decreto per il muro con il Messico, fondi pubblici per la costruzione

Trump: "Costruiremo il muro"
oggi firmerà il decreto
per barriera con il Messico

Pronta una direttiva sui profughi

per lo stop agli arrivi dalla Siria

di Gloria Frezza25 Gennaio 2017
25 Gennaio 2017

US President Donald Trump signs one of five executive orders related to the oil pipeline industry in the oval office of the White House in Washington, DC, USA, 24 January 2017. US President Trump on 24 January 2017 signed an executive order that allows the disputed Dakota Access and Keystone XL pipelines, under the precondition that US-American steel was used. Former president Obama's administration in 2015 halted the controversial Keystopne XL project. ANSA/SHAWN THEW

Al terzo giorno del suo giovane governo, Donald Trump continua a confermarsi un uomo di parola. Prima l’Obamacare, ridotto con un decreto subito dopo la cerimonia di inaugurazione di venerdì, poi la cancellazione dell’accordo di libero scambio Asia-Pacifico (Tpp) e l’autorizzazione alla costruzione degli oleodotti Keystone XL e Dakota, attuate ad inizio settimana. Ora è il turno del muro contro il Messico, la più controversa delle promesse elettorali del tycoon. In mattinata il presidente firmerà un ordine esecutivo per orientare fondi pubblici all’edificazione della barriera meridionale, e intende fare di più.

Oggi sulla sua scrivania ci sarà anche una direttiva finalizzata ad impedire ai profughi siriani, e a chiunque provenga da zone interessate dal terrorismo islamico, di raggiungere gli Stati Uniti. Tra i “sorvegliati speciali” pare finisca anche l’Europa, i cui sistemi ESTA per i visti online sarebbero in discussione a causa della politica troppo permissiva verso i profughi di zone di guerra.

La firma dei documenti si svolgerà pubblicamente di fronte ad un gruppo di impiegati del quartier generale del dipartimento di Homeland Security di Washington. Poi il presidente incontrerà anche le “angel moms”, attiviste i cui figli sono stati uccisi da immigrati clandestini. Nel decreto si fa cenno anche alle famigerate “città santuario”, più di 500 comuni statunitensi che hanno da tempo deciso di limitare la collaborazione tra polizia locale e federale riguardo questioni di immigrazione, venendo a costituire a tutti gli effetti un terreno neutro per chi non ha permesso di soggiorno. I funzionari di queste città “a statuto speciale”, aspramente criticati dai repubblicani per mancanza di collaborazione, avevano più volte protestato contro Trump durante la campagna elettorale. Festeggiarono invece, quando l’amministrazione Obama decise di non perseguirle nonostante non applicassero i controlli e le deportazioni prestabilite.

Trump ora serra il pugno, sebbene molti sostengano che questa sua sollecitudine dei primi giorni sia solo un tentativo di assicurarsi la soddisfazione degli elettori e il sostegno dei repubblicani. Un muro in effetti esiste già, costruito da Bill Clinton a confine tra San Diego e Tijuana, la strada più battuta dall’illegalità. Resta da vedere se il tycoon intenderà estendere il confine già esistente o costruire una nuova barriera da zero, magari facendola anche pagare ai messicani.

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