“Voglio un processo immediato in Senato. Il caso presentato dai democratici è così cattivo che non vogliono nemmeno un processo”.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è furioso e lo fa capire con un tweet nella notte italiana. Il processo per impeachment, dopo il voto favorevole alla Camera a maggioranza democratica, è bloccato fino a gennaio. A dirlo è stato il capogruppo al Senato del partito del tycoon, Mitch McConnell, che ha spiegato come la Camera non abbia inviato al Senato i nomi dei giudici per il processo vero e proprio (i cosiddetti “impeachment manager”) e nemmeno i capi di imputazione spiegati.
“I democratici hanno preso tempo fino al mese prossimo per raccogliere prove”, è l’accusa del presidente. Dal canto suo l’opposizione sostiene che i repubblicani vogliano impedire che vengano chiamati a testimonianze alti funzionari dell’amministrazione, tra cui l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton e il capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney. Entrambi sono ben informati sulla presunta pressione sul presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj per far indagare Joe Biden e suo figlio.
Intanto è andato in scena un nuovo dibattito tra i candidati democratici alle presidenziali del novembre 2020. I 15 pretendenti, divisi su sanità e visione dell’economia, si ritrovano compatti contro The Donald. Tutti chiedono la messa in stato di accusa. “Il presidente è un bugiardo patologico”, sostiene Bernie Sanders, che a parte questa affermazione è sembrato sotto tono. “Il voto sull’impeachment è una necessità dettata dalla costituzione: assicuro che riporterà integrità nell’ufficio della presidenza” spiega Biden. Proprio l’ex vice-presidente è apparso determinato, così come Elizabeth Warren, che cerca la rimonta dopo essere scesa nei sondaggi. Rimane tuttavia incertissimo l’esito della sfida. Il primo voto sarà il 3 febbraio in Iowa, da lì si voterà in tutti gli Stati fino alla Convention finale di luglio, dove verrà svelato lo sfidante di Trump.