La Camera dei rappresentanti americana ha approvato il procedimento di impeachment contro il presidente uscente Donald Trump, con l’accusa di “incitamento all’insurrezione”. Nella seduta di ieri i voti a favore sono stati 232, di cui dieci sono di deputati repubblicani, quelli contrari sono stati 197. Al Senato verrà quindi demandata la conduzione del processo nella seduta prevista per il 19 gennaio. Il presidente eletto, Joe Biden, questa mattina, ha esortato la leadership del Senato a trovare “un modo per gestire le sue responsabilità costituzionali sull’impeachment, lavorando contemporaneamente anche su altre urgenze di questa nazione”.
Per la seconda volta nella presidenza Trump, la prima nella storia americana, la Camera ha avviato una nuova procedura in seguito ai fatti di Capitol Hill. E i democratici hanno potuto contare sul voto di dieci repubblicani. Non è bastato, infatti, l’appello lanciato durante il dibattito dal tycoon, contro le violenze della settimana scorsa, a compattare i repubblicani. Si attende la seconda fase del procedimento, ovvero il processo vero e proprio, che verrà gestito dal Senato.
Tuttavi, da Biden arriva una nota in cui si invita a non concentrare tutta l’attenzione sull’impeachment, in quanto il parlamento deve continuare a lavorare sui problemi del Paese: crisi pandemica e difficoltà economiche in primis. Trump, in serata, non ha fatto menzione del voto: ha di nuovo condannato la violenza e ha criticato la sua espulsione dai social. Su questo arriva una dichiarazione anche dal fondatore di Twitter, Jack Dorsey, che ha definito la scelta della piattaforma più utilizzata dal tycoon, per quanto giusta, un “fallimento”. Secondo lui “stabilisce un precedente pericoloso” per quel che riguarda il potere di un’azienda nella conversazione pubblica globale.