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Trattativa Stato-mafia, il giorno della testimonianza (a porte chiuse) di Napolitano

di Alessandro Testa23 Ottobre 2014
23 Ottobre 2014

giorgio-napolitanoE’ in corso al Quirinale l’attesa deposizione come “persona informata dei fatti” del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiamato a testimoniare nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia nel 1992-1993. Al Capo dello Stato – che in base al codice di procedura penale potrà in qualunque momento revocare la propria disponibilità – dovrebbero essere poste una ventina di domande dal procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, alla presenza del procuratore facente funzioni Leonardo Agueci e dei pm Di Matteo, Del Bene e Tartaglia.

Il caso D’Ambrosio e la scorta. In particolare, Napolitano sarà chiamato a riferire cosa ricorda in merito all’accorata lettera ricevuta nel 2012 dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio – ex collaboratore di Giovanni Falcone ed estensore dopo la strage di Capaci di parte della normativa antimafia d’urgenza, morto d’infarto poche settimane dopo averla scritta – che lamentava la possibilità di poter essere stato usato a sua insaputa «come scudo per indicibili accordi». L’inquilino del Quirinale, che all’epoca era presidente della Camera, potrebbe essere interrogato anche in merito all’allarme lanciato dai servizi segreti nel 1993 (ma reso pubblico solo nelle ultime settimane) circa un possibile attentato ai suoi danni e alle eventuali ulteriori misure di sicurezza che furono prese per proteggerlo.

Difensori si, imputati no. All’udienza, che si svolge nella sala del Bronzino, sono state ammesse unicamente le parti interessate ritenute indispensabili: la Corte di Assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto (due giudici togati e sei giudici popolari), la pubblica accusa, gli avvocati difensori e quelli delle parti civili. Esclusi invece i dieci imputati, tra i quali l’ex ministro dell’Interno ed ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Nicola Mancino e i boss mafiosi Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Luca Bagarella. I loro legali potranno però esercitare il diritto di difesa chiedendo di rivolgere anch’essi domande al Capo dello Stato, che dovranno comunque – al pari di quelle dell’accusa – essere autorizzate di volta in volta dal presidente Montalto.

Udienza a porte chiuse. La testimonianza del Presidente della Repubblica – che pur essendo prevista dai codici non ha precedenti – sarà invece del tutto inaccessibile ai giornalisti, anche se sarà filmata da un tecnico del Quirinale e resa disponibile alle parti con i normali tempi processuali. Per motivi di riservatezza le circa quaranta persone ammesse non potranno portare con sé strumenti elettronici, compresi computer e telefonini.

Alessandro Testa

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