Andreas Lubitz, il copilota che ha fatto schiantare l’aereo della compagnia Germanwings sulle Alpi francesi, provocando la morte di 150 persone, “prima di avere la licenza era stato sottoposto a psicoterapia per quella che è stata documentata come una tendenza suicida” e, di recente, si sarebbe rivolto a psichiatri, psicoterapeuti e neurologi. Lo ha affermato Christoph Kumpa, portavoce della procura di Duesseldorf, “era successo diversi anni fa, prima del conseguimento del brevetto di volo”. Le successive visite mediche, ha affermato Ralf Herrenbruek, procuratore capo della città, non avrebbero rilevato tendenze né sucide né aggressive verso terzi.
Come è possibile, allora, che il copilota avesse avuto il permesso di volare? Semplice, anche se la Lufthansa ha tre aeromedical center e venti medici specializzati, se un pilota si rivolge a uno di questi centri, la compagnia non ha accesso agli atti medici: è a conoscenza solo dell’idoneità o meno a volare. E Lubitz l’aveva.
La clinica universitaria di Duesseldorf, intanto, ha consegnato oggi alla procura le cartelle cliniche del copilota. Il 27enne aveva contattato la struttura alcune settimane fa per il “chiarimento di una diagnosi”, di cui però non sono stati forniti ulteriori dettagli e nemmeno in quale reparto sia stato.
“E’ andato volontariamente contro quelle montagne – ha dichiarato alla Bild la zia del copilota, Brigitte – per la famiglia è difficile affrontare tutto ciò. Lui non aveva mai parlato di stress sul lavoro”.
Intanto non accenna a diminuire la bufera sulla Lufthansa, compagnia madre di Germanwings, soprattutto dopo le dichiarazioni del pilota olandese Jan Cocheret, dipendente della Emirates. Solo due mesi fa, in un articolo pubblicato sulla rivista di aeronautica “Piloot en Vliegtuig”, aveva evidenziato la stessa problematica della chiusura della cabina di pilotaggio che ha permesso a Lubitz di prendere il controllo dell’aereo. Cocheret infatti scriveva che: “grazie alle porte blindate strasicure, non è molto difficile che un pilota impedisca al suo compagno di entrare in cabina. Mi chiedo continuamente chi si trova al mio fianco. Come posso essere sicuro di potermi fidare di lui?”.
Cecilia Greco