I manifesti elettorali strappati, i “Sono tutti uguali” amari dei residenti quando si chiede loro un parere sui politici, la rassegnazione che pervade giovani e anziani. È quello che si vede e percepisce a Torre Angela, quartiere a est della capitale nel Municipio VI. Qui è stata registrata la minore affluenza alle urne per il primo turno delle elezioni comunali di Roma: solo il 42,9% degli aventi diritto è andato a votare.
La frenesia che ha investito Roma nelle ultime settimane, infatti, sembra aver risparmiato questa zona. Le campagne e i comizi dei candidati sindaco e dei leader di partito non sono stati molto frequenti. E quando qualche esponente si è fatto vedere, i residenti quasi non se ne sono accorti.
Per gli abitanti di questo spicchio di Roma, subito fuori il Grande Raccordo Anulare, la politica è sempre più lontana, soprattutto per i giovani. “No, non ho votato, perché ero fuori città, ma se avessi potuto avrei votato un mio amico. Non me ne frega nulla, facessero quello che vogliono”, è il laconico commento di Michele, un ventenne che fa il camionista e abita da sempre a Torre Angela. Anche Andrea, vent’anni e un lavoro in un’agenzia immobiliare sembra piuttosto distante dalla politica. “Sinceramente? Non sono andato, non mi interessa.” Ma tra chi, magari da sempre, non guarda alla politica con attenzione, c’è anche chi ha perso la sua passione negli ultimi anni. È il caso di Federico, che ha una gelateria nel quartiere: “In 45 anni per la prima volta non sono andato a votare, non mi era mai capitato. La verità è che è tutto inutile, una perdita di tempo.”
E i dati dell’affluenza, visti in precedenza, balzano agli occhi se confrontati con la percentuale media dei votanti a Roma, comunque bassa (48,83%). Ma il crollo vertiginoso è confermato anche guardando i numeri delle amministrative del 2016, quando l’affluenza nel municipio era stata del 55,2%. Un astensionismo che in teoria si può spiegare in maniera molto semplice, come racconta a Lumsanews Andrea, rappresentante di lista il 3 e 4 ottobre: “Le persone sono deluse dal passato. Se ne sono fregate. Chiunque vincerà, prenderà il voto di una minima parte degli aventi diritto”.
Se cinque anni fa l’astensionismo è stato frenato anche dal successo del Movimento 5 Stelle, che al Municipio VI aveva visto trionfare al ballottaggio il proprio candidato presidente Roberto Romanella con il 72,7%, nelle elezioni appena passate il partito di Giuseppe Conte ha fatto registrare un calo importante. Al primo turno, infatti, il più votato è stato Nicola Franco, della coalizione del centrodestra, con il 43,2%, mentre la candidata grillina Francesca Filipponi ha preso solo il 22% delle preferenze. Un segnale evidente della disistima anche verso la sindaca uscente Virginia Raggi. Lo spiega bene il presidente del Comitato di quartiere, Giovanni Stornelli: “Negli ultimi cinque anni questa giunta ci ha impoverito ulteriormente, creando altri problemi alla città, alla periferia. La sindaca non ha fatto nulla per cambiare questa situazione. I cittadini non l’hanno mai vista, non sanno chi sia”.
Un’analisi del malcontento di molti abitanti di Torre Angela verso l’amministrazione uscente arriva da Giuseppe Ferone, candidato al consiglio del Municipio VI con la Lega: “I 5 stelle avevano raccolto un grande successo grazie a un voto di protesta, che caratterizza questo territorio da diverso tempo. Credo che oggi questo voto di protesta si sia trasformato nella scelta di non recarsi alle urne”. Una perdita di consenso che il consigliere pentastellato del Municipio VI Antonio Muzzone cerca di spiegare così: “Le accuse, i litigi, i continui bracci di ferro all’interno della stessa amministrazione, anche municipale, hanno fatto disamorare i cittadini della politica”. Ma lo stesso Muzzone sottolinea quanto sia stato complicato il lavoro del consiglio: “Capisco l’insoddisfazione, ma abbiamo governato un municipio sconfinato, quindi è stato difficile intervenire in maniera forte, soprattutto in soli cinque anni”.
Questa giustificazione non ha convinto i residenti di Torre Angela, che sempre di più si sentono abbandonati dalle istituzioni e ogni giorno devono convivere con una serie di problematiche, in realtà comuni anche ad altre zone della Capitale: le vie congestionate dal traffico, la mancanza di marciapiedi in alcune strade, la scarsità di linee di mezzi pubblici, i cassonetti sempre pieni di rifiuti. Proprio sulla gestione dell’Ama, Federico ha da ridire: “Pago 1400 euro ogni anno per un servizio pari a zero”. E il senso di sconforto degli abitanti del quartiere, manifestato con l’astensionismo, viene amplificato anche dalle disparità di trattamento da parte delle istituzioni tra le diverse aree del territorio: “Le attenzioni maggiori in questo municipio le ha Tor Bella Monaca. Eppure lì hanno una buona viabilità, del verde e l’Ama fa un buon lavoro, al contrario di quanto accade qui”, spiega Stornelli.
Ma a Torre Angela ci sono anche delle criticità specifiche, come l’assenza di punti di ritrovo per i giovani, i quali rappresentano forse la categoria più svantaggiata e che non a caso sono tra i meno impegnati politicamente. Lo racconta il parroco Don Marco Simeone, da anni sul territorio: “Qui c’è molto abbandono scolastico. Ci vorrebbe qualcuno che avanzi proposte mirate, per tutti, ma molto è lasciato all’associazionismo civico o all’iniziativa delle parrocchie, che è lodevole, ma coprono quanto possono”. E il rischio, in situazioni simili, è dietro l’angolo – prosegue Don Marco: “La possibilità di seguire una strada sbagliata qui è elevatissima. È una battaglia che bisogna giocare sullo studio e sul futuro.” Non sorprende, quindi, che a Torre Angela specialmente ragazzi e ragazze esprimano i loro disagi disinteressandosi del voto. Ora i cittadini sono chiamati di nuovo alle urne per il ballottaggio. Tuttavia è facile prevedere un’affluenza ancora minore rispetto alle elezioni del 3-4 ottobre.
Ma Torre Angela, pur con le sue specificità, non è la sola ad aver voltato le spalle alla politica. La sua situazione è simile a quella di molte altre realtà di periferia, romana e non, dove le persone hanno smesso di credere ai leader politici. I dati sull’astensionismo, infatti, confermano che le promesse di una maggiore attenzione verso le zone meno centrali della città non attecchiscono più.