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La mia riforma costava meno
Polemica sul “Corriere”

Tito Boeri attacca la manovra
La mia riforma costava meno
Polemica sul “Corriere”

di Carmelo Leo28 Ottobre 2016
28 Ottobre 2016

Tito Boeri torna all’attacco sulla Legge di Bilancio e tra le pagine del Corriere della Sera esalta le differenze economiche tra l’attuale riforma e le sue stesse proposte durante i lavori di preparazione. Il Presidente dell’INPS premette di non riuscire a vedere il suo mandato da tecnico senza discutere le grandi questioni del paese, specie quelle che toccano da vicino il suo campo. Così si lascia andare a commenti sulla manovra, toccando soprattutto i tasti debito pensionistico, sanatoria per i ritardi sulle tasse e pensioni di invalidità.

Secondo le stime INPS gli interventi effettuati dal governo, seppur positivi per la crescita e l’efficienza, aumentano le spese di oltre 20 miliardi. Ciò a causa dell’aumento del debito pensionistico, cioè la somma al netto dei contributi dei pagamenti dovuti in futuro ai pensionati e ai lavoratori di oggi. Boeri manifesta dubbi anche riguardo all’interruzione dal 2018 dell’Ape Social, la pensione anticipata a costo zero che consentirà ai nati tra 1951 e 1953, con 30/36 anni di contributi, di andare in pensione 3 anni e 7 mesi prima dell’attuale soglia d’età pensionabile. Una volta avviato il provvedimento, infatti, secondo il presidente INPS la pressione ad allargare la platea dei beneficiari sarà più forte. Insomma nuovi oneri per oltre 44 miliardi: “La mia proposta invece portava un risparmio di 60 miliardi, senza essere nemmeno così radicale, riducendo soltanto alcune pensioni attuali sopra i 5.000 euro lordi”.

Un commento anche sulla sanatoria su penali e interessi per chi è in ritardo su tasse e contributi: “Operazioni di questo tipo rischiano di dare segnali di lassismo, non vorrei si indebolisse la campagna contro l’evasione. Da quando se ne parla, le riscossioni sulle cartelle sono crollate”. Quando poi gli viene chiesto quale sarà il suo voto al referendum, Tito Boeri cerca di svicolare. Tuttavia non si trattiene sulla riforma del Titolo V della Costituzione: “Potrebbe darci gli strumenti per fare meglio le politiche sociali in Italia, va garantita uniformità sul territorio nazionale nel fare gli accertamenti, vincendo le resistenze di alcune Regioni”. Chiaro il riferimento a pratiche come le false pensioni di invalidità.

Al centro di varie polemiche nell’ultimo periodo, il presidente INPS si dimostra infine non attaccato alla poltrona, spiegando che se il premier glielo chiedesse, farebbe senza rancore un passo indietro tornando all’insegnamento.

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