Elliott detiene “oltre il 3% delle azioni ordinarie” di Tim che, sommato a “strumenti finanziari”, permette al fondo di possedere un interesse superiore al 5% delle azioni ordinarie del gruppo Tlc. È quanto si legge nella lettera aperta agli azionisti pubblicata dal fondo americano, che si appresta a comunicare alla Consob la propria posizione nel capitale. Nel testo, dove emergono i dissapori con Vivendi, le critiche vengono concentrate su tre elementi: “sottoperformance del titolo azionario consistente e persistente, fallimenti strategici, gestione della corporate governance e conflitti di interesse”. Elliott inoltre ritiene che “un Cda realmente indipendente sia necessario per migliorare sia la governance che la performance di Tim”. Il fondo Usa propone dunque apertamente agli azionisti di sostituire sei amministratori di Vivendi, evidenziando anche come “in base alla nostra approfondita analisi riteniamo fortemente che ci potrebbe essere un significativo upside (creazione di valore) per gli azionisti se un board indipendente adottasse dei passi per migliorare la direzione strategica e la governance”.
Ma la risposta di Vivendi non si è fatta attendere. Quello di Elliott è un piano “per smantellare il gruppo e destabilizzare le squadre” e “non è sicuro che creerà valore, mentre il piano industriale presentato da Amos Genish (amministratore delegato di Telecom Italia ndr) è forte e promettente per il futuro. Le iniziative prese negli ultimi trimestri hanno già dato i loro frutti e sono state accolte favorevolmente dagli investitori”. Vivendi ha inoltre assicurato che “esaminerà con un occhio aperto i commenti espressi da Elliott Management”.