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Nasce l’idea del TFR nella busta paga per sbloccare i mercati. Unimpresa: «meglio agire sul cuneo fiscale». Il parere dei sindacati

di Domenico Cappelleri29 Settembre 2014
29 Settembre 2014

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Trasferire parte delle indennità di buonuscita nelle buste paga dei lavoratori sembra più che un’ipotesi. E’ stato chiaro, ieri, Matteo Renzi alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, dove il Premier ha scoperto le carte in tavola. La proposta lanciata dal capo del Governo prevede l’inserimento del 50% del tfr nelle buste paga con un aumento della stessa del 3,5%. Il provvedimento potrebbe rientrare nella legge di stabilità del 2015, ma diverse sono le perplessità, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese.

Dalle casse delle pmi via 5,5 miliardi. Secondo un’analisi del centro di studio Unimpresa sono a rischio 5,5 miliardi di liquidità delle pmi, cifra alla quale si arriva considerando che il flusso totale generato dalle liquidazioni dei lavoratori è pari a circa 23 miliardi e che per le imprese con meno di 50 dipendenti la fetta è di 11 miliardi, soldi che oggi vengono utilizzati per investimenti e sviluppo. I flussi annui corrispondenti al tfr maturato, secondo dati Covisop, Inps e Istat, ammontano a circa 23 miliardi. Di questa somma 5,8 miliardi sono destinati ai fondi pensione, mentre 8,6 sono depositati nel fondo gestito dall’Inps, dove vengono trasferiti i tfr dei dipendenti che non optano per aziende con più di 50 persone. Nelle casse delle piccole e medie imprese restano quindi 11 miliardi di cui la metà, in base alla nuova proposta, andrebbe erogata ai lavoratori nella busta paga.

Longobardi: “governo contro imprenditori”. «La misura sul tfr valutata dal Governo – ha commentato il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi – avrebbe l’obiettivo di rilanciare i consumi. Siamo però perplessi visto che si rischia di strozzare le piccole aziende». Secondo il numero uno di Unimpresa, l’esecutivo dovrebbe agire con maggiore incisività sulla riduzione del cuneo fiscale, soprattutto sul peso dei tributi alle aziende che con meno tasse potrebbero investire e creare maggiore occupazione. «Togliere all’improvviso una fonte di liquidità per le imprese più piccole è una punizione ingiusta per gli imprenditori».

 I pro e i contro. «Spalmare il trattamento di fine rapporto può avere vantaggi e svantaggi», sostiene il viceministro dell’economia Morando sulla questione. Il governo dopo la mossa degli ottanta euro, punta a rilanciare i consumi per sbloccare i mercati paralizzati dalla crisi. Togliere liquidità alle imprese potrebbe però portare a conseguenze significative nella produzione e nell’ assunzione di nuovo personale. La scelta è delicata: al governo spetta il compito di trovare la giusta soluzione.

Domenico Cappelleri

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