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Tfr: 50% in busta paga, la proposta scatena i timori delle imprese

di Cecilia Greco25 Settembre 2014
25 Settembre 2014

renzi-padoan_650x250Una nuova proposta del governo di Matteo Renzi per sostenere il rilancio dei consumi e il sostegno alle attività produttive sarebbe al vaglio dei tecnici di palazzo Chigi. Secondo quanto riportato da “il Sole 24Ore” infatti, ci sarebbe la possibilità, per i lavoratori del settore privato, di ricevere in busta paga il 50% del trattamento di fine rapporto. Il Tfr, appunto, è un credito che il dipendente matura nei confronti del proprio datore di lavoro e che quest’ultimo è sempre obbligato a erogare.
La proposta, che in questi giorni è stata messa al vaglio dalla squadra di Matteo Renzi, potrebbe inserirsi nella legge di Stabilità, con l’obiettivo di far innalzare i consumi aumentando l’introito delle famiglie. Accrescere il potere d’acquisto dei lavoratori favorirebbe la tanto auspicata crescita a costi non eccessivi. In questo modo lo Stato potrebbe ricavare maggiori risorse registrando più alti incassi dell’Iva che compenserebbero possibili perdite di gettito.
La manovra, però, ha già messo in allarme le imprese. In questo modo infatti sarebbero costrette a privarsi di una liquidità che nel complesso vale circa 25-26 miliardi l’anno, fino ad oggi conservati dalle stesse fino all’erogazione al lavoratore al termine della sua attività. La scelta di ricevere in modo anticipato il Tfr non sarà comunque un obbligo, ma una scelta di ogni singolo.
Secondo quanto riportato sul quotidiano “l’operazione durerebbe da uno fino a un massimo di tre anni, inizialmente solo per i dipendenti privati. Resta in ogni modo da sciogliere il nodo delle compensazioni alle aziende”.
Sulla misura Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, non nasconde le perplessità. “E’ una situazione molto complessa – ha dichiarato – bisogna vedere quale drenaggio in termini di liquidità verrà fuori sulle imprese”.
In un momento di difficoltà che accomuna aziende e famiglie togliere una così grande fonte di liquidità potrebbe rivelarsi un intervento pericoloso. Come ha chiarito il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, “il Tfr è considerato un debito in bilancio ma in concreto rappresenta liquidità a disposizione. Un’operazione del genere toglierebbe una grande fonte di finanziamento alle imprese”.
I sindacati non condannano la proposta che dovrà però essere intesa come decisione non obbligata che non determini in alcun modo una riduzione del risparmio.

Cecilia Greco

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