Nascosto sotto il manto nevoso del ghiacciaio di Blossons, sul fronte francese del Monte Bianco, è stato ritrovato da un giovane francese uno scrigno pieno di pietre preziose, del valore stimato fra i 130mila e i 246mila euro. Lo scorso 9 settembre l’alpinista savoiardo di 20 anni, che ha deciso di rimanere anonimo, ha raccolto la cassetta di metallo e, dopo averne visionato il contenuto, l’ha comunque consegnata alle autorità competenti, la gendarmeria di Albertville. Ora inizia la ricerca dei legittimi proprietari. Se non si dovesse trovare nessuno, il tesoro tornerebbe all’escursionista.
Ritrovamenti continui. Un piccolo indizio per rintracciare la provenienza del cofanetto è la scritta “Made in India” che spicca su alcuni dei sacchetti che contenevano smeraldi, zaffiri, rubini. Un dettaglio poco consistente, ma che si collega a due tragedie aeree avvenute sulla montagna alpina. Due aerei, entrambi indiani, si sono schiantati nel 1950 e nel 1966 sul fronte francese del massiccio: morti tutti i passeggeri, rispettivamente 58 e 117. Da allora gli alpinisti che scalano l’altura hanno ritrovato più volte frammenti dei velivoli, rottami di carlinga, bagagli e perfino resti umani. L’ultima scoperta risale a poco più di un anno fa quando, nel 2012, due scalatori di Chamonix trovarono la valigia di membro del corpo diplomatico indiano, piena di ritagli di giornale, restituita simbolicamente con il suo contenuto a Nuova Delhi.
I disastri aerei. I due disastri fecero notizia su tutti i giornali dell’epoca. Il “Malabar Princess” si schiantò, per la mancanza di visibilità causata dalla neve e per la perdita del contatto radar, contro il Rocher de la Tournette il 3 novembre del 1950. L’aereo, un Lockheed L-049 Constellation dall’Air India, viaggiava sulla rotta Bombay – Londra. L’incidente ispirò il romanzo “La neve a lutto” dello scrittore francese Henri Troyat, da cui fu tratto nel 1956 il film “La montagna”, con Spencer Tracy e Robert Wagner. Un altro film, “Malabar Princess”, del 2004, racconta la storia di due ragazzi che vivono in Italia e decidono di salire in cima alla montagna alla ricerca dei resti dell’aereo.
Circa sedici anni più tardi, il 24 gennaio del 1966, il “Kanchenjunga”, un Boeing 707 sempre della compagnia Air India, che effettuava il collegamento Bombay – New York, si è schiantato sullo stesso sito a più di 4mila metri d’altezza.
Il ghiacciaio di Blossons trasporta continuamente i resti degli incidenti lungo il fianco della montagna. Nel 1975 la guida alpina Christian Mollier ha trovato il carrello d’atterraggio del “Kanchenjunga” durante una passeggiata sul crinale del monte.
Reliquie che, fino ad oggi, non hanno mai originato questioni sul loro possesso. Ma questa volta il valore della scoperta potrebbe davvero provocare un problema giuridico. Difficile comunque che sia rintracciato il proprietario del tesoro o i suoi eredi. “Se non troviamo nessuno” ha spiegato il comandante della gendarmeria “una legge prevede che le pietre vadano al giovane alpinista”.
Domenico Mussolino