Il suo corpo senza vita giaceva poco distante dalla scuola elementare dove aveva ucciso la moglie, dalla quale si stava separando, sparandole un colpo di pistola alla testa. L’uomo di 36 anni, fuggito su uno scooter, si è suicidato poco dopo l’omicidio della moglie, utilizzando la stessa arma del delitto e lasciando la figlia orfana. Nel corso della perlustrazione della zona, i carabinieri hanno trovato il cadavere in un rudere circondato dalla vegetazione. Ora l’intera area nei pressi di Terzigno, in provincia di Napoli, è sorvolata da un elicottero dell’Arma e l’accesso alla zona risulta bloccato.
Non è ancora chiaro se, nelle ultime due settimane, la coppia fosse separata in casa o non vivesse più insieme, ma sicuramente la situazione stava degenerando. Ieri la donna, con un braccio infortunato, ha accompagnato la figlia a scuola assieme ad una parente, che guidava al posto suo. Dopo l’ingresso della bambina nell’istituto, l’uomo ha affrontato l’ex compagna, aggredendola sia fisicamente che verbalmente. Poi lo sparo. La donna è morta sul colpo, l’assassino è scappato con il proprio scooter. All’arrivo dei soccorsi e delle forze dell’ordine, sono stati ascoltati i primi testimoni ed è partita la caccia all’uomo. I bambini della scuola sono stati fatti allontanare da un’uscita laterale, mentre gli assistenti sociali si sono recati dalla figlia dei due, ora affidata ai familiari della madre.
Nella casa dell’assassino, sono state ritrovate e sequestrate una ventina di lettere. In queste missive, mai inviate e indirizzate sia alla moglie che ad un amico, l’uomo si sfoga e parla di giustizia privata: le parole sono ora al vaglio degli investigatori che stanno provando a ricostruire le dinamiche interne alla coppia, per capire in quale contesto è maturata la tragedia. Lo scorso 4 marzo, l’uomo, dipendente di una ditta di pulizie e incensurato, aveva aggredito la moglie, costringendo la madre di lui, che abitava vicino, a intervenire. Quella la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La donna è corsa a denunciare il marito, giustificando però la frattura a una delle braccia come un’incidente a seguito di una caduta.