“Mettiamo bombe a tutte le chiese d’Italia. La Chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?”. Così una delle frasi intercettate dalla Dda di Bari nell’indagine sul presunto terrorista somalo, fermato il 13 dicembre scorso mentre tentava di scappare. Il provvedimento restrittivo è stato dettato dall’urgenza per “possibili progettualità ostili alle festività natalizie e alle chiese” spiegano gli investigatori.
Gli inquirenti indagavano da tempo sul cittadino somalo. Grazie alle intercettazioni telefoniche e telematiche, gli investigatori della Digos hanno raccolto numeroso materiale sospetto in possesso del presunto terrorista riconducibile all’ideologia jihadista.
All’indomani dell’attentato di Strasburgo, il fermo d’urgenza si è reso necessario. Dalle intercettazioni telematiche si è constatato che l’uomo aveva scaricato delle foto sul Vaticano.
Sabato mattina, assistito da un difensore di fiducia e da un interprete, l’indagato ha reso interrogatorio in carcere nel l’udienza di convalida dinanzi al gip. Ha risposto per circa due ore alle domande del giudice e del pm della Dda di Bari che coordina le indagini, Giuseppe Maralfa, contestando le accuse di terrorismo.