Il ministro della giustizia Paola Severino ha disposto ieri il trasferimento di 350 detenuti nelle carceri di altre regioni e un rinforzo alla polizia penitenziaria impegnata in Emilia-Romagna. E’ quanto ha affermato ieri in visita al carcere bolognese della Dozza. Il ministro ha continuato: «Abbiamo fatto in modo che tutte le celle rimangano aperte di giorno e di notte. Non possiamo aggiungere al carcerato anche l’angoscia della claustrofobia. Si può immaginare lo stato d’animo dei detenuti durante i terremoti».
Ma la novità è un’altra: la proposta della Severino d’impiegare i detenuti meno pericolo e in stato di semi-libertà per la ricostruzione di quanto perduto. Di questa sua idea dovrà ancora parlarne con direttori e provveditori, ma intanto a Mirandola, dove i cronisti aspettano che il campanile crolli, la proposta piace.
In molti apprezzano l’iniziativa, primi fra tutti Giovanni Arcuri e Fabio Rizzuto, due detenuti-attori dell’ultimo film dei fratelli Taviani «Cesare deve morire».
«E’ importante per noi uscire dal carcere e collaborare, il disagio invece è solo stare in isolamento, non partecipare più alle cose. Il vero male del carcere è il carcere stesso. Bisognerebbe fare più attività operative e laboratori per risolvere il problema carcerario» hanno detto ieri sera a Roma in occasione della presentazione del film.
Tra gli oppositori più radicali si segnala l’ex ministro Roberto Calderoli, della Lega Nord, che propone: «Al posto di aprire le porte delle galere con il rischio di fare uscire anche persone pericolose, facciamo invece tornare dalle varie missioni all’estero le migliaia di nostri soldati dislocati in giro per il mondo». Tra i perplessi c’è un addetto ai lavori, Donato Capece, leader del sindacato di maggioranza degli agenti penitenziari, il Sappe. Seconndo Capece non c’è “da fidarsi troppo di buttare i tossicodipendenti nella mischia. Anche se c’è chi usufruisce dell’articolo 21, quello che permette al detenuto di lavorare all’esterno del carcere, bisogna saper distinguere. Non è che tutti gli articolo 21 siano diventati improvvisamente dei santi. Insomma, c’è il rischio di non controllarli più e di perderli di vista”.
Occupare i detenuti con iniziative sociali non è una novità per la Guardasigilli Severino che già in più occasioni l’impegnò per attività di recupero archeologico e per aiutare l’Abruzzo isolato dalla neve.
Perchè quando le carceri “scoppiano” i detenuti vanno recuperati in modo intelligente:
Per ora resta solo aspettare che l’incontro del prossimo 20 giugno tra Comuni italiani e Ministero della Giustizia possa consentire l’accesso a lavori esterni di pubblica utilità come la pulizia di parchi o di giardini pubblici.
E nulla si farà per niente: ci saranno stipendi e pagati dagli stessi Comuni, che potranno avvalersi di questa risorsa, volontaria, anziché appaltare i lavori a ditte esterne, molto spesso, poco convenienti.
Lorenzo Caroselli