Il governo si regge sul fil di lana: il delicato sviluppo della vicenda Arcelor-Mittal, i 4.500 emendamenti presentati dal Parlamento alla Manovra, l’attività di Matteo Renzi, le dichiarazioni di Nicola Zingaretti che, pur continuando a credere nell’esecutivo, dice a Repubblica che “non si può governare insieme da avversari”. L’ipotesi elezioni anticipate resta sulla punta della lingua di tutti, ma che per Renzi sarebbe un errore: “Se il Pd vuole votare è autolesionista” perché “andare alle elezioni oggi significa regalare a Salvini il Paese, il Quirinale, i pieni poteri”.
Continua a tenere banco poi la spaccatura tra Pd e Italia Viva: Renzi, in un’intervista al Corriere della Sera, propone di “sbloccare i 120 miliardi di euro che sono fermi nei cassetti attraverso l’utilizzo di procedure straordinarie” per “rilanciare le infrastrutture, sbloccare i cantieri, investire e creare lavoro”. Ma i Dem affermano invece che le casse sono vuote: “Sono pronto a un duello all’americana – continua l’ex segretario del Pd- con chiunque dica che manchino i soldi”.
Nel frattempo Nicola Zingaretti rilancia la questione Ius Soli, ma poi cerca la mediazione: il segretario Dem infatti conferma che “l’esecutivo ha ottenuto importanti risultati ma – al contempo – la cornice politica è stata troppo litigiosa e in certi casi paralizzante”. Secondo il presidente della Regione Lazio infine “la manovra finanziaria ha un’anima. Il governo ancora no”. Zingaretti continua comunque a credere in questa alleanza di governo, ma ammette che “serve una svolta. Abbiamo chiesto al premier di preparare un’agenda comune che metta al centro l’urgenza di riaccendere l’economia e la giustizia sociale”. L’esecutivo è nato a inizio settembre e solo adesso emerge la proposta di una -nuova- linea comune. È comprensibile, date le urgenze che il governo si è trovato (e si trova ancora) ad affrontare. Ma la Manovra è l’esempio lampante delle difficoltà che si annidano nel governo giallorosso: sembrava approvata quasi a scatola chiusa, e dopo vertici su vertici, la maggioranza si era dimostrata fiduciosa. E invece ora la finanziaria si trova in Commissione Bilancio con 4.500 emendamenti, 1.500 dei quali provenienti dalla stessa maggioranza.