La terra dei fuochi continua a bruciare e gli abitanti continuano a morire di tumore. A questo si aggiunge il rischio concreto che gli appalti per la bonifica dei territori vengano assegnate alle stesse organizzazioni camorristiche, colpevoli di questo disastro ambientale e sociale. E’ questo quello che è venuto fuori dalla conferenza ‘Terra dei fuochi: 25 anni di mala politica, corruzione e convivenza tra politici e criminali’ tenutasi nell’ambito del Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia, che ha visto la partecipazione del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Insieme a lui hanno animato il dibattito anche Amalia De Simone di corriere.it, Marco Demarco, giornalista ed autore del libro ‘Aspettando l’apocalisse’, Filippo Facci di Libero, Francesca Ghidini, inviata speciale Rai, Raffaello Magi, magistrato, e Giuseppe Manzo, giornalista ed autore di ‘Chi comanda Napoli’.
Quello della ‘terra dei fuochi’ è stato per troppo tempo un urlo inascoltato. Sono 25 anni infatti che in un lembo di terra a nord di Napoli ed a sud di Caserta vengono interrati rifiuti tossici, evidentemente pericolosissimi per la salute delle persone che abitano quelle zone. Dati ufficiali non sono ancora disponibili ma secondo alcune indagini effettuate dagli studiosi Antonio Marfella e Giulio Farro, tra gli altri, il tasso di tumori riscontrati in quell’area è superiore di 40mila unità alla media nazionale.
“Dopo decenni di indifferenza e mancati provvedimenti da due anni a questa parte lo Stato sta tentando di risolvere una situazione davvero complicata – ha dichiarato il ministro Orlando – ed il primo passo è rappresentato da un decreto legge, al momento al vaglio del Senato, che andrebbe a fare una mappatura del territorio e delle sue criticità una volta per tutte”.
Dura invece la condanna di Giuseppe Manzo: “Gli abitanti della terra dei fuochi sono rimasti inascoltati per anni ed anni. Per far sentire la loro voce si sono dovuti organizzare in associazioni private e far effettuare analisi per conto proprio”. Gli fa eco Demarco: “Sono passati più di 20 anni e siamo messi peggio di prima. Ci sono più di sei milioni di eco balle e si spendono ancora cifre astronomiche per lo smaltimento mentre la gente continua a morire di cancro”.
Amalia De Simone ha posto invece l’accento sull’assegnazione di ingenti fondi a ditte di bonifica, che si è scoperto essere collegate direttamente con quegli stessi clan responsabili del disastro sociale ed ambientale di quel particolare territorio campano. “Spulciando l’elenco delle ditte candidate all’assegnazione degli appalti per la bonifica si scopre che tutte le aziende coinvolte hanno avuto già dei guai con la giustizia in campo ambientale. Non solo, molte sono collegate direttamente con i clan camorristici: la mala vita dopo aver inquinato per anni quelle zone adesso si candida con le proprie aziende a bonificare lo stesso territorio”.
A sottolineare invece le proporzione dell’enorme business che le organizzazioni criminali portano avanti sulla pelle degli abitanti del luogo ci ha pensato Raffaele Maggi, il magistrato del cosiddetto processo ‘Spartacus’. “In tutti gli anni di lotta alla criminalità organizzata in Campania gli unici casi in cui abbiamo sequestrato effettivamente ingenti somme di denaro sono stati proprio quelli che vedevano coinvolti personaggi che facevano affari attraverso lo smaltimento dei rifiuti. Le cifre sono spaventose e danno un’idea della portata del fenomeno”.
Così, mentre la gente tra Napoli e Caserta continua a morire di cancro la camorra si arricchisce e, come se non bastasse, e, proprio come la peggiore delle beffe, prova ad ergersi ad entità che, dopo aver creato l’emergenza, la gestisce e (non) la risolve.
Mario Di Ciommo