Una decina di persone ha interrotto la tavola rotonda ‘Sicurezza alimentare e qualità del cibo’ organizzata nell’ambito dell’undicesimo Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura, presso l’Università Suor Orsola Benincasa a Napoli.
Nel bel mezzo della discussione, quando a parlare era Stefano Padulosi di Biodiversity International, un uomo ha fatto irruzione nella sala urlando ‘smettetela con queste cazzate’. Al suo seguito un gruppetto di persone è entrato nella sala della conferenza aprendo uno striscione che recitava ‘Stop biocidio’. Una rappresentate del comitato di San Giuliano di Napoli ha preso la parola esponendo le ragioni di gente che si sente abbandonata dalle istituzioni.
“Qui si continuano a fare chiacchiere inutili mentre la nostra gente continua a morire – ha detto – noi vogliamo risposte, noi vogliamo sapere quando inizieranno le bonifiche e soprattutto quando sarà attuato il decreto varato a febbraio. Siamo soli ed intanto la terra continua a bruciare e noi continuiamo a respirare materiali tossici”.
Molto probabilmente il gruppo si aspettava risposte dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che inizialmente aveva dato la propria disponibilità a far parte della discussione. Purtroppo per loro però il ministro non è stato presente alla discussione ed al suo posto c’era un suo rappresentante, il professor Alberto Mantovani.
“Non sono informato sulla vicenda della terra dei fuochi e quindi non posso fornire le risposte che i manifestanti mi chiedono – ha dichiarato Mantovani – quello che posso dire è che alla base del problema c’è stata sicuramente una connessione tra traffici illeciti ed autorità e che quello che maggiormente mi rattrista è l’evidente difficoltà di comunicazione tra autorità e comitati locali. Per quanto mi riguarda se mi fossi trovato in una situazione come quella che vivono tutti i giorni gli abitanti della terra dei fuochi mi sarei comportato esattamente nella stessa maniera”.
Il cancro della terra dei fuochi deve ancora essere estirpato, le lacune nelle opere di bonifica sono evidenti ed i cittadini aspettano risposte concrete perché, come già detto, i fumi tossici continuano ad inondare quelle terre e le perone continuano ad ammalarsi.
“Quello che deve essere chiaro però è che quei terreni non torneranno più come prima – ha dichiarato Stefano Masini di Coldiretti – possono essere messi in sicurezza ma ci vorranno decenni perché possano tornare a contaminazione zero, su questo bisogna essere chiari e non illudere le persone”.
Al convegno internazionale sull’alimentazione, l’agricoltura e l’ambiente non poteva mancare il grido forte e disperato di un territorio tanto tartassato quanto, evidentemente, abbandonato a se stesso.
Mario Di Ciommo