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Teologia e divinity school alla base del dialogo interreligioso e della lotta ai fondamentalismi

di Renato Paone12 Marzo 2015
12 Marzo 2015

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(nella foto mons. Enrico Dal Covolo)

Riportare in auge l’insegnamento della teologia perché fondamento del dialogo interreligioso e fulcro della lotta ai fondamentalismi. E per farlo, occorrerebbe introdurre le divinity school nel sistema universitario italiano. Questo l’intento promosso da monsignor Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense.
Il porporato vorrebbe portare nel Belpaese il modello delle divinity school, scuole professionali famose soprattutto negli Stati Uniti, che formano esperti nell’insegnamento della religione, offrono sbocchi lavorativi nei ministeri, nella guida delle comunità religiose, così come nella pubblica amministrazione. «Introdurre nelle università statali lo studio della teologia secondo il modello già ampiamente collaudato nelle università tedesche e nelle Divinity school americane renderebbe possibile un’autentica “cultura dell’incontro”, argine vero a qualsiasi fondamentalismo e violenza. Mi sento, anzi, di lanciare una proposta al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per avviare un dialogo al fine di inserire lo studio della teologia nelle università statali».
Una volta terminati gli studi, i diplomati hanno importanti chance di collaborare con organizzazioni governative, non governative, sociali, no profit e business. Ma anche in settori di solito difficilmente collegabili alla “scienza di Dio”: arte, sanità e così via. «Gli ambiti sono vari: dalla cultura all’integrazione culturale, alle relazioni internazionali. Oggi non è possibile fare politica o relazioni in alcuni paesi senza masticare la cultura religiosa di quel popolo», ha affermato don Mirko Integlia, segretario particolare del rettore Dal Covolo. Quindi religione come magistra vitae e creatrice di posti di lavoro.
Un esempio su tutti è la divinity school dell’Università di Harvard che accoglie dal 1816 studenti appartenenti alle più disparate confessioni religiose. Ma anche non credenti. Facendo riferimento al sito ufficiale, la divinity school di Harvard educa lo studente «alla ricerca dello studio accademico della religione e in preparazione per l’assunzione della leadership in organizzazioni religiose, governative e un’ampia gamma di organizzazioni di servizio».
Ma al giorno d’oggi chi è e cosa dovrebbe fare un teologo? L’identikit l’ha tracciato lo stesso Dal Covolo, in un’intervista a ItaliaOggi, dove ha spiegato che «il teologo deve essere colui che vive per “strada” e non ripiegato su se stesso. Deve vivere la sua missione di salvezza e di guarigione nel mondo facendo del dialogo il suo punto di forza». Una lezione che dovrebbe essere tenuta anche in altre parti del mondo.

 Renato Paone

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