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Gli Usa all’Onu: “La guerra è più vicina”

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La Cina vuole "pace e diplomazia"

Mosca: "L'America vuole provocare Kim"

di Gloria Frezza30 Novembre 2017
30 Novembre 2017

FILE - In this Aug. 10, 2017, file photo, a man watches a TV screen showing U.S. President Donald Trump and North Korean leader Kim Jong Un, right, during a news program at the Seoul Train Station in Seoul, South Korea. With all the verbal barbs flying between Kim Jong Un and U.S. President Donald Trump these days, Chinas decision to send its most senior official to North Korea in more than two years could be a welcome opportunity to defuse the growing tensions between Washington and Pyongyang. (ANSA/AP Photo/Ahn Young-joon, File) [CopyrightNotice: Copyright 2017 The Associated Press. All rights reserved.]

“Bisogna tagliare tutti i rapporti con Pyongyang” tuonano gli Usa, diretti all’intera comunità internazionale e soprattutto a Pechino, a cui si chiede anche di sospendere la fornitura di petrolio. La volontà americana è quella di interrompere le esportazioni e i finanziamenti diretti verso il regime coreano. Succede dopo l’ennesimo lancio di un missile balistico da parte della Nord Corea, avvenuto ieri. Secondo i militari di Seul, l’arma intercontinentale avrebbe una fattura diversa dall’Hwasong-14 testato a luglio. “Ci sono differenze chiare su design della testata, connessione tra primo e secondo stadio e dimensione complessiva”, afferma Roh Jae-cheon, portavoce del Comando di stato maggiore congiunto. L’Hwasong-15 ha percorso una traiettoria di 950 chilometri, arrivando a un’altitudine di 4.475 prima di atterrare a meno di trecento chilometri dalle coste giapponesi, 53 minuti dopo (lo rende noto l’agenzia Kcna).

Donald Trump, dal suo comizio in Missouri, legge le provocazioni nordcoreane come vere e proprie minacce. Quel “cagnolino malato”, quel “piccolo rocket-man”: definisce così il leader Kim Jong-un, che sorride immortalato poco prima del lancio del suo nuovo missile. Una riflessione che deve aver già fatto Rex Tillerson, il segretario di Stato americano, che dopo le affermazioni del presidente si è affrettato ad aprire un canale diplomatico.

“Ora la guerra è più vicina” dice invece Nikki Haley, l’ambasciatrice americana all’Onu. “Il lancio del missile è un’azione che avvicina il mondo alla guerra, non lo allontana. Anche se è un conflitto che gli Usa non cercano e se ci sarà una guerra, il regime nordcoreano sarà completamente distrutto”. Le Nazioni Unite, nonostante l’impegno del Tesoro americano per imporre nuove sanzioni alla Nord Corea, hanno per ora rimandato ulteriori misure punitive. Dalla Cina arrivano appelli alla pace e alla ragionevolezza: “La guerra non è un’opzione”, ha ribadito il ministro della difesa Chang Wanquan.

Parla anche il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che indica le azioni di Trump come deliberatamente provocatorie: “Gli americani devono spiegare a tutti che cosa vogliono ottenere. Se vogliono trovare un pretesto per distruggere la Corea del Nord, allora che ce lo dicano schiettamente e che lo confermino le autorità supreme Usa: allora prenderemo la decisione su come potremo reagire”.

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