Continua a crescere la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord. Dopo che nei giorni scorsi il presidente americano Donald Trump aveva minacciato di “distruggere completamente” il paese asiatico, la risposta di Pyongyang non si è fatta attendere. Il ministro degli esteri Ri Yong Ho, ai margini dell’assemblea generale dell’Onu, ha annunciato l’intenzione di condurre il più potente test di bomba all’idrogeno nel Pacifico. “Potrebbe essere la detonazione più potente nell’Oceano” ha detto Ri, spiegando però di “non avere idea di quali azioni saranno prese, dato che verranno ordinate da Kim-Jong-un”.
Dal 2006 la Corea del Nord ha già effettuato sei test nucleari, di cui l’ultimo, risalente al 3 settembre, è stato rivendicato come detonazione di un ordigno all’idrogeno. Dopo le recenti minacce di Washington, Kim ha definito Trump “un folle”, accusandolo di non essere in grado di ricoprire il ruolo di comandante in capo e descrivendolo come “una canaglia e un bandito, desideroso di giocare con il fuoco”. Il presidente degli Stati Uniti ha replicato sul suo profilo Twitter apostrofando a sua volta il leader asiatico come “un pazzo a cui non importa di affamare o uccidere il proprio popolo”.
Per Trump, i problemi in politica estera non sono legati solo alla questione nord coreana, ma arrivano anche da Teheran. Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha infatti annunciato, nel corso di una parata delle forze armate, che rafforzerà le proprie capacità missilistiche senza chiedere a nessuno il permesso per farlo. “Aumenteremo la nostra forza militare come deterrente, che lo vogliate o no – ha detto Rouhani parlando alla televisione di Stato in risposta alle recenti critiche di Stati Uniti e Francia – Non svilupperemo solo i nostri missili, ma anche le nostre forze aeree, terrestri e marittime”. Le parole di Rouhani sono una risposta alla minaccia, ventilata da Donald Trump, di far decadere l’accordo sul nucleare firmato nel 2015.