“Abbiamo espresso chiaramente l’opinione che l’Egeo dovrebbe essere un mare di amicizia. Evitare le tensioni sarebbe meglio per le relazioni bilaterali”. Lo ha detto il primo ministro turco, Binali Yildirim, commentando la telefonata di ieri con l’omologo greco Alexis Tsipras. Il colloquio si era reso necessario dopo l’incidente di lunedì sera, quando un’imbarcazione della guardia costiera turca ha speronato una motovedetta greca nel mar Egeo meridionale, alimentando ulteriormente i nervosismi nel Mediterraneo orientale, dovuti alla “guerra” del Gas a Cipro.
“Ultimamente, ci sono state alcune violazioni, iniziate con gli isolotti di Kardak, a cui abbiamo risposto”, ha detto il premier turco. Gli isolotti di Imia (Kardak in turco) sono disabitati, ma da sempre al centro di forti tensioni: nel 1996 si rischiò lo scoppio di un aperto conflitto armato. Il ministero degli Esteri di Atene, infatti, ha accusato Ankara del “pericoloso incidente” frutto di un “comportamento provocatorio”, e ha convocato l’ambasciatore turco ad Atene. Un inviato ha incontrato il segretario generale del ministero degli Esteri greco, respingendo formalmente la protesta diplomatica. Il premier turco stesso aveva diffuso un comunicato in cui veniva specificato che l’area in questione appartenesse alla Turchia. La telefonata tra i due leader sembra aver placato le acque: è stato preso l’impegno di mantenere aperti i canali di dialogo politico e diplomatico per ridurre la tensione.
Intanto la piattaforma dell’Eni Saipem 12000 è bloccata da cinque giorni al largo di Cipro dalla marina militare turca, che le impedisce di recarsi nell’area prevista per le trivellazioni su licenza del governo di Nicosia. “Il messaggio che inviamo ad Erdogan e a Ankara è di rispettare il diritto internazionale. Non è così che ci si avvicina all’Unione europea, anzi, ci si allontana”, ha scritto in un tweet il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che ha espresso il suo sostegno al capo di stato cipriota Nikos Anastasiadis. L’Ue, infatti, è intervenuta più volte per rispondere al presidente Recep Tayyip Erdoğan che ieri aveva raccomandato alle compagnie straniere, che operano al largo di Cipro, “di non fidarsi della parte greca e di non essere strumenti di iniziative che superino le loro forze”, con un riferimento più che palese all’italiana Eni.