Prosegue lo scontro tra il governo e ArcelorMittal. Il premier Giuseppe Conte ha offerto un nuovo scudo penale che però non sembra avvicinare le due parti. L’azienda franco-indiana ha infatti confermato l’intenzione di lasciare l’ex Ilva, mettendo sul tavolo una riduzione dei livelli produttivi che determinerebbero 5mila esuberi.
Lo stesso Conte dopo il Consiglio dei ministri di ieri, durato più di tre ore, ha precisato: “Si tratta di un problema industriale, considerato che l’azienda considera le acciaierie di Taranto non sostenibili dal punto di vista economico. Non lasceremo soli – ha aggiunto il presidente del Consiglio – gli operai e le comunità locali”.
Nonostante il premier parli di un “governo unito e coeso”, anche all’interno della stessa maggioranza c’è tensione sulla vicenda. Il Movimento 5 Stelle è contrario all’immunità penale, che metterebbe al riparo i gestori dell’acciaieria da eventuali responsabilità accertate dalla magistratura, anche in sede civile, mentre Partito Democratico e Italia Viva sono favorevoli a ripristinarla.
I grillini metterebbero a rischio la tenuta del governo votando contro il ritorno dell’immunità in Senato, perché la considerano una battaglia identitaria. Allo stesso tempo, il Pd non vuole cedere per non farsi schiacciare dal M5S all’interno della maggioranza. E ora si apre anche l’ipotesi di una nazionalizzazione dell’acciaieria. Intanto è già partita la procedura di retrocessione dei rami d’azienda con la “restituzione” degli impianti e dei lavoratori all’Ilva.
Intanto, va avanti il presidio di lavoratori davanti alla direzione dello stabilimento siderurgico e lo sciopero di 24 ore proclamato dalla Fim terminerà alle 15, mentre alle ore 7 di domani partirà uno sciopero indetto da Fiom e Uilm. Il premier Conte incontrerà alle 17.30 di oggi i sindacati a Palazzo Chigi e ha invitato i vertici aziendali a prendersi due giorni per ripensarci.