Autonomi e professionisti italiani se la passano male. Almeno, secondo quello che hanno dichiarato al fisco nel 2011. Sono stati diffusi ieri dal ministero dell’Economia i loro redditi, relativi all’anno d’imposta 2010. Che raccontano una storia particolare: in media queste categorie guadagnano 27mila euro l’anno. Settori variegati certo, in cui rientrano baristi, albergatori, ristoratori, gioiellieri, notai, farmacisti, ma legati dal fatto di pagar le tasse in base a quello che loro stessi dichiarano al fisco.
Il rapporto. Allora risulta che gli istituti di bellezza guadagnano in media 6.500 euro l’anno, i parrucchieri meno di 13mila, i ristoratori poco più di 14mila, i tassisti quasi 15mila e i baristi poco meno di 17mila. E si scopre che in Italia i pellicciai (12mila) e i gioiellieri (17mila) sono più poveri dei muratori o degli imbianchini (23mila). In cima alla classifica ci sono i notai (318mila euro), i farmacisti (109mila), i medici (69mila), i commercialisti (61mila) e gli avvocati (57mila).
Va tuttavia registrato un dato positivo: un incremento nelle dichiarazioni di reddito del 3,1% rispetto al 2009. Ma l’elenco di quelli che guadagnano, o perlomeno dichiarano, ancora troppo poco resta ancora lungo.
Le reazioni. Ieri il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Claudio Siciliotti, in occasione dell’assemblea annuale della categoria, ha lanciato una serie di allarmi. Ha definito il costante aumento della pressione fiscale come «assolutamente irresponsabile» e ha criticato le imposte che aspettano al varco i contribuenti italiani: il pagamento dell’Imu e l’incremento dell’Iva (quest’ultima potrebbe salire al 23% entro la fine dell’anno). Le parole di Siciliotti però non sono state le uniche a porre l’attenzione sul tema fiscale. Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate, ha messo in guardia i più furbi: «Con la lotta all’evasione lo Stato fa sul serio e farà sempre di più sul serio». «Siamo a valle di un lungo periodo – ha continuato – in cui troppi contribuenti hanno disatteso il patto contributivo con lo Stato. Ora l’acuirsi della crisi e il fatto che lo Stato fa sul serio sta provocando il fenomeno dell’insofferenza fiscale».
La lotta agli evasori. Contro l’evasione lo Stato mostra i pugni. E i blitz degli ultimi tempi portati avanti dalla Guardia di Finanza pare stiano ottenendo risultati. Ma è ancora troppo poco. Basti pensare, come sottolinea il ministero delle Finanze, che i contribuenti intesi come persone fisiche dichiarano il 29,9% dei ricavi complessivi, ma solo il 57,3% dei loro redditi. Mentre, al contrario, le società di capitali soggette agli studi di settore, pur dichiarando la metà del totale dei compensi, denuncia solo il 17,8% del totale dei redditi.
Claudio Paudice