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Piazza San Pietro già sotto assedio

Telecamere e giornalisti di tutto il mondo
Piazza San Pietro già sotto assedio

di Francesca Polacco13 Febbraio 2013
13 Febbraio 2013

Ore 9.30, piazza San Pietro, splende il sole anche se la temperatura è gelida. Migliaia i giornalisti schierati ai posti di comando in attesa del discorso di Papa Benedetto XVI durante la sua penultima udienza in una giornata liturgicamente importante per la Chiesa, quale è il mercoledì delle Ceneri.
Microfoni pronti, telecamere accese, luci puntate, paraboliche orientate, penna e taccuino alla mano per raccontare a tutto il mondo l’atmosfera che si respira, i commenti della gente, il Pontificato di Ratzinger, il futuro che si prospetta. Testate cattoliche, e non, fanno di San Pietro un set cinematografico.
Le televisioni di Germania, Francia, Spagna, Polonia, Usa, Nuova Zelanda e addirittura la tv araba Al Jazeera con i loro palchi, gli studi mobili, le camionette affollano piazza Pia, piazza Pio XII e la fine di via della Conciliazione. La situazione è frenetica, le dirette in tutte le lingue sono quasi ininterrotte e numerose le interviste ai passanti.

Le voci dei giornalisti. “È da lunedì che si lavora quasi 24 ore su 24. Ci siamo attrezzati per trascorrere in piazza i prossimi giorni e anche le notti”, dice una giornalista italiana. Jesus, un giornalista di una tv andalusa, è cattolico ed è la prima volta che viene a Roma. “Ho fatto il biglietto di sola andata” racconta, e ha tutta l’aria di voler restare a lungo e di non volersi perdere per nulla al mondo la fumata bianca e l’”Habemus Papam”. Alloggia infatti in zona Prati per potersi catapultare immediatamente in piazza per qualunque novità.
Tutto quindi fa pensare che da qui alla fine del Conclave, il cui inizio è previsto a metà marzo, nessuno si muoverà, anzi col passare dei giorni la zona del Vaticano sarà sempre più gremita e impraticabile.
Alcuni dei giornalisti delle testate cattoliche che accompagnano costantemente il Papa non sembrano poi così stupiti da questo gesto. “Chi lo segue e gli è vicino sapeva da più di un anno che era intenzionato a lasciare perché l’età e la stanchezza fisica non gli permettevano più di tenere le redini della Chiesa così come avrebbe voluto e dovuto”, commenta Nicola, un altro giornalista.
Tra chi se lo aspettava e chi no, il tempo della meraviglia è finito e adesso ci si prepara a raccontare quello che verrà alla luce di quello che è stato.
Le luci non si spengono e il ciak continuerà ad essere schiacciato per ancora chissà quante volte.

Francesca Polacco

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