Ore 9.30, piazza San Pietro, splende il sole anche se la temperatura è gelida. Migliaia i giornalisti schierati ai posti di comando in attesa del discorso di Papa Benedetto XVI durante la sua penultima udienza in una giornata liturgicamente importante per la Chiesa, quale è il mercoledì delle Ceneri.
Microfoni pronti, telecamere accese, luci puntate, paraboliche orientate, penna e taccuino alla mano per raccontare a tutto il mondo l’atmosfera che si respira, i commenti della gente, il Pontificato di Ratzinger, il futuro che si prospetta. Testate cattoliche, e non, fanno di San Pietro un set cinematografico.
Le televisioni di Germania, Francia, Spagna, Polonia, Usa, Nuova Zelanda e addirittura la tv araba Al Jazeera con i loro palchi, gli studi mobili, le camionette affollano piazza Pia, piazza Pio XII e la fine di via della Conciliazione. La situazione è frenetica, le dirette in tutte le lingue sono quasi ininterrotte e numerose le interviste ai passanti.
Le voci dei giornalisti. “È da lunedì che si lavora quasi 24 ore su 24. Ci siamo attrezzati per trascorrere in piazza i prossimi giorni e anche le notti”, dice una giornalista italiana. Jesus, un giornalista di una tv andalusa, è cattolico ed è la prima volta che viene a Roma. “Ho fatto il biglietto di sola andata” racconta, e ha tutta l’aria di voler restare a lungo e di non volersi perdere per nulla al mondo la fumata bianca e l’”Habemus Papam”. Alloggia infatti in zona Prati per potersi catapultare immediatamente in piazza per qualunque novità.
Tutto quindi fa pensare che da qui alla fine del Conclave, il cui inizio è previsto a metà marzo, nessuno si muoverà, anzi col passare dei giorni la zona del Vaticano sarà sempre più gremita e impraticabile.
Alcuni dei giornalisti delle testate cattoliche che accompagnano costantemente il Papa non sembrano poi così stupiti da questo gesto. “Chi lo segue e gli è vicino sapeva da più di un anno che era intenzionato a lasciare perché l’età e la stanchezza fisica non gli permettevano più di tenere le redini della Chiesa così come avrebbe voluto e dovuto”, commenta Nicola, un altro giornalista.
Tra chi se lo aspettava e chi no, il tempo della meraviglia è finito e adesso ci si prepara a raccontare quello che verrà alla luce di quello che è stato.
Le luci non si spengono e il ciak continuerà ad essere schiacciato per ancora chissà quante volte.
Francesca Polacco